Troppa adrenalina a volte storpia

Il concetto di rischio si presta a diverse definizioni e interpretazioni, a seconda dell’ambito al quale è applicato. Qualche volta definizioni e interpretazioni possono essere diverse anche dentro lo stesso ambito. Ciò avviene anche in finanza, dove il concetto di rischio si presta a varie interpretazioni, a seconda che sia valutato attraverso gli occhi di un gestore, di un intermediario, di un consulente o di un cliente. A causa delle differenze di punti d’osservazione e di significato, si possono generare profondi malintesi nella relazione tra le parti. In questo articolo affrontiamo il rischio dal punto di vista del cliente, evidenziando come viene percepito e valutato. Si tratta di un argomento complesso, e per affrontarlo in maniera completa dobbiamo scomporlo in due macroaree costituite rispettivamente dagli aspetti oggettivi e da quelli soggettivi.

Si tratta di due aspetti ben distinti e indipendenti, la cui generalizzazione può comportare, come dicevamo, errori di valutazione. Le macroaree vengono individuate attraverso due caratteristiche. Capacità di assumere rischio La capacità di assumere rischio è un parametro di tipo oggettivo ed esprime la quantità di rischio che un individuo è in grado di assumere in base al suo patrimonio presente e a quello potenziale ottenibile in futuro, oltre ovviamente alla capacità di reddito e al livello di variabilità dei redditi personali. La quantità di rischio che oggettivamente può essere assunta da un individuo può essere pertanto valutata in maniera oggettiva, in base a parametri legati alla sua condizione economica e patrimoniale.

Per quanto possa apparire ovvio, la capacità di assumere rischio di un individuo è pari alla perdita massima che lo stesso può sopportare (in genere, è una perdita che non intacca in maniera irreparabile il suo tenore di vita e il suo patrimonio), in funzione anche della sua capacità di reddito. L’entità di tale parametro deve essere stimata attraverso la rilevazione e la quantificazione delle risorse a disposizione dell’individuo. Tolleranza al rischio La tolleranza al rischio rappresenta la parte soggettiva della percezione del rischio, ed è pertanto direttamente collegata al carattere della persona.

Si tratta di un costrutto psicologico che esprime il tipo e il livello di emotività con cui il soggetto affronta le situazioni che comportano rischio finanziario e in quanto tale è una grandezza non definibile quantitativamente in maniera diretta. Un costrutto è concetto astratto non direttamente misurabile, ma individuabile solo attraverso l’osservazione di indizi. L’intelligenza costituisce un esempio elementare di costrutto. Si fornisce una definizione teorica e poi si decide come renderla osservabile (per esempio, nei test del quoziente intellettivo è il numero di prove superate). C’è quindi una differenza fondamentale tra una grandezza fisica e una grandezza psicologica. La grandezza fisica è misurabile oggettivamente, non è soggetta a differenti interpretazioni al variare del quadro di riferimento, mentre una grandezza psicologica è influenzabile da diversi fattori esterni.

La misurazione è complessa. Non si può ottenere una risposta completa ed esaustiva chiedendo, ad esempio, “quale è la tua tolleranza al rischio?”, come avviene di frequente negli strumenti predisposti di supporto utilizzati per delineare il profilo degli individui. Per misurare un costrutto bisogna prima definirlo in modo chiaro e inequivocabile. La disponibilità ad assumere rischi finanziari, da un punto di vista soggettivo, può dipendere da diversi fattori soggettivi. Per esempio, il carattere dell’investitore e la sua capacità di affrontare situazioni di tensione emotiva, oltre che il giudizio sulle esperienze precedenti, il suo livello di cultura finanziaria, la contingenza del momento economico e la fiducia nel sistema economico e finanziario. Queste variabili non sono necessariamente correlate tra loro, quindi è necessario svolgere un’indagine mirata e approfondita, volta a portare in evidenza il contributo di ciascuna di esse al quadro generale. Le decisioni economiche sono determinate da modelli mentali influenzati dalle esperienze, dalle credenze, dal contesto e dal modo in cui si presenta l’informazione. Le preferenze si modificano in base al contesto nel quale il soggetto si trova a scegliere. La conseguenza è che la “coerenza” è impossibile da immaginare in tutti i contesti.

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