Occupazione Usa: borse in forte rialzo

L’ultimo giorno della settimana passata ha regalato buone notizie ai mercati, mostrando la pubblicazione di dati sulla situazione occupazionale americana migliori delle attese degli analisti e anche delle precedenti rilevazioni. I non farm payrolls hanno visto la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo per 243.000 unità, contro le previsioni di 150k posti ed il dato di dicembre che è stato rivisto a rialzo da 200k a 203k, mentre il tasso di disoccupazione è sceso all’8.3% (precedente e consensus 8.5%).

Dati del genere hanno subito impattato sull’andamento delle borse, che hanno cominciato a guadagnare terreno chiudendo in territorio ampiamente positivo su tutti e tre gli shift (europeo, americano ed asiatico questa notte) e raggiungendo livelli importanti di attenzione. Per quanto riguarda gli indici americani abbiamo visto il Dow Jones avvicinarsi ai livelli di massimo segnati lo scorso maggio, che passano poco sotto i 13,000 punti e che rappresentano un importante livello di resistenza, così come l’area compresa tra 1,350.0 e 1,375.0 per lo S&P500. Situazione diversa quella del Nasdaq, che ha spazzato via la soglia di 2,500 e potenzialmente ha spazio fino ai 2,750 punti, livelli che non si vedono dal lontano 2000.

Quelle europee hanno visto il Ftse Mib staccare quota 16,000 (tecnicamente le resistenze si trovano a 16,650) mentre il Dax è salito sopra quota 6,750 e potrebbe puntare anche i 7,000 punti in caso di continuazione dell’euforia vista venerdì. Tutto questo non ha avuto i riflessi che si pensava potessero accadere sul mercato valutario. Di fronte ad una situazione di acquisto di rischio, così come quella vista venerdì, non abbiamo assistito ad una vendita generalizzata del dollaro americano. In partenza dei movimenti infatti, il dollaro è stato venduto soltanto contro il dollaro australiano e quello canadese, mentre sul fronte materie prime abbiamo visto delle forti liquidazioni di posizioni (prese di profitto) sull’oro con il petrolio che saliva in maniera importante, senza tuttavia riuscire a portarsi sopra le resistenza di breve poste a 98.00. Contro tutto il resto, il dollaro americano è salito, per poi invertire in serata sulla chiusura delle posizioni dopo i ghiotti movimenti visti in giornata. Andiamo ora a vedere dal punto di vista tecnico quali siano i livelli più interessanti da monitorare sul fronte valutario.

Non possiamo che partire dalla forte correzione che ha interessato la moneta unica sulla scia di quanto visto sopra. Un grafico con candele a quattro ore mostra come il cambio eurodollaro non sia riuscito a portarsi definitivamente al di sopra del massimo di riferimento a 1.3230-60 subendo una correzione che in questi minuti porta i prezzi in direzione dell’ultimo livello di supporto, prima di un ulteriore scivolone. Parliamo di 1.3050, dove transitano le due medie più interessanti, a 100 e 200 periodi esponenziali e dove possiamo trovare una certa familiarità con le settimane passate. Se osserviamo l’ultima salita dell’euro da 1.2630 sino a 1.3230, notiamo come il primo livello suggerito dalle percentuali di ritracciamento di Fibonacci come possibile livello di supporto si trova poco al di sopra di 1.30. Il cambio UsdJpy ha recuperato parecchio grazie ai dati positivi di venerdì: dal minimo di 76, toccato due volte la settimana passata, siamo tornati in queste ultime ore nei pressi di 76.70. Sia livelli precedenti sia, anche in questo caso Fibonacci, forniscono un possibile spunto di resistenza a 76.85. Comunque, sino a che il cambio non avrà la forza di ritornare al di sopra del livello chiave di 78.25, il rischio di rimanere in questa area di vicinanza ai minimi storici continua a proseguire.

Passiamo ad osservare il cambio EurJpy che si trova in questi minuti al di sopra di 100 figura e prossimo ad una svolta. La trendline che ha, infatti, origine il primo di febbraio scorso è molto vicina e potrebbe essere oltrepassata già nelle prossime ore. Il livello di transito si trova a 100.25 ed una rottura troverebbe come obiettivo il minimo di 99.25. Abbiamo già visto la settimana scorsa come il cable abbia mancato di passare 1.5880. La correzione vista poi è risultata essere di minor entità di quella vista sull’eurodollaro, seppur sufficiente ad interrompere quel preciso movimento positivo della sterlina incominciato a 1.5275 la metà di gennaio scorso. Qualche ulteriore conferma di una effettiva correzione in atto del cambio potremmo averla con la rottura del livello di supporto statico che si trova posizionato nei pressi di 1.57. Il primo obiettivo ad una rottura si potrebbe trovare invece a 1.5645.

Il dollaro continua il percorso di lateralità nei confronti del franco. Il range di poco più di una figura coperto fa 0.9115 e 0.9235 da due settimane continua a proseguire. Siamo in attesa di una rottura di uno dei due livelli anche se, data la vicinanza, sembra più possibile un ritorno al di sopra della parte alta. Qualcosa sembra muoversi sul cambio EurChf che, per la prima  volta da un mese esatto, riesce and andare ad intaccare la parte alta del canale discendente che insiste da cinquanta giorni. I prezzi hanno toccato anche la media mobile a 100 periodi su grafico orario che ha confermato la propria validità. Per vedere l’eurofranco salire siamo sempre più convinti quindi che servirà attendere la rottura di questo livello dinamico coincidente.

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