Fino a pochi anni fa, un gestore che decideva di lanciare un fondo alternativo sceglieva nella maggior parte dei casi una giurisdizione spesso situata in un’isola caraibica, caratterizzata da un quadro regolamentare semplice, che garantiva flessibilità e costi competitivirispetto a quelli praticati nelle piazze finanziarie di Lussemburgo o di Irlanda. Da qualche anno questo quadro è gradualmente cambiato. I motivi sono molteplici, ma la causa scatenante è stata la crisi dei mutui subprime americani e alcuni crac finanziari come, ad esempio, il caso di Bernard Maddof. Questa situazione ha accresciuto negli investitori il bisogno di maggiore trasparenza da un lato e di maggiori garanzie e protezione degli attivi dei fondi dall’altro.
A questo ha fatto seguito una campagna mediatica molto negativa verso alcune tipologie di fondi, che ha portato a una maggiore attenzione delle autorità verso i cosiddetti prodotti alternativi e all’emanazione di alcune normative destinate da qui a qualche anno a modificare fortemente il panorama per questa tipologia di fondi.
“L’impatto per gli operatori da una prima indagine sembra elevato, infatti, molti piccoli operatori potrebbero essere costretti a doversi assoggettare alla supervisione dell’organo di controllo, la Finma, per poter continuare a gestire i propri fondi”. L’impatto in termini di costi organizzativi e di struttura al momento non è del tutto quantificabile, ma potrebbe spazzare via dal mercato un gran numero di operatori fino ad oggi sottoposti ad organi di autoregolamentazione.
Allo stesso tempo, il cambio del quadro regolamentare sembra impattare non solo sulla gestione di fondi ma, anche, sul mondo delle gestioni patrimoniali, dove la Svizzera ha sempre fatto da padrona.
Nell’isola si parla inglese e italiano, si respira l’influenza di molte culture diverse (araba, italiana, anglosassone). E’ collocata nello stesso fuso orario delle principali nazioni Europee, e cosa più importanteha eccellenti connessioni aeree con tutto il mondo ed, in particolare, con i Paesi Europei.
A Malta, avendo quest’ultima accolto le direttive europee, si possono creare fondi Ucits del tutto simili alle Sicav Lussemburghesi o prodotti alternativi. “I prodotti alternativi siano essi fondi hedge, di private equity o real estate, si possono costituire attraverso un veicolo appositamente pensato per questo tipo di strategie; questo veicolo il PIF (Professional Investor Fund) con delle soglie d’ingresso di 10.000, 75.000 e 750.000 Euro e con un livello di protezione dell’investitore parametrato, sia alla soglia d’ingresso, che alla tipologia d’investitore, viene incontro alla maggioranza delle esigenze imprenditoriali di ciascun gestore/promotore nel campo dell’asset management”, concludono Cecchini e Tadiello.