Consulenti finanziari, cosa vuol dire propensione al rischio?

Nel mondo degli investimenti si sente spesso parlare di profilo di rischio inteso come livello di tolleranza alle perdite (esiste tecnicamente anche il “rischio” di guadagnare ma lo corriamo volentieri tutti per cui tendenzialmente è sempre alto). La normativa Mifid e i vari questionari di profilatura dei clienti indagano nel tentativo di capire in anticipo quanto una persona sia “paurosa” oppure amante del brivido anche per definire lo spazio di manovra degli investimenti. Da un punto di vista accademico si tratta di un esercizio corretto ma anche di una forzatura che trova difficile applicazione nella realtà.

Può essere sensato solo per i comportamenti estremi. Ci sono persone amanti del rischio (spesso anche nella vita) che sono più propense ad accettare una forte volatilità sui propri investimenti e, al contrario, altre che non dormono se non hanno tutto certo e sotto controllo. Nel mezzo ci siamo però tutti noi e non è semplice rispondere alla domanda qual”è la nostra propensione al rischio. La verità è che questa cambia a seconda del nostro stato d’animo e del mercato. Innanzitutto il contesto ci influenza molto, se sentiamo solo notizie negative come in quest’ultimo periodo, saremo naturalmente propensi a vedere tutto nero e quindi avremo una bassa propensione al rischio. Se veniamo da una serie di scelte personali azzeccate saremo invece propensi a considerare il momento come fortunato e quindi la nostra voglia di rischio salirà come insegna la finanza comportamentale.

Un’altra variabile riguarda il modo in cui abbiamo ottenuto i soldi da investire, se sono frutto di dure fatiche saremo molto prudenti, se al contrario si tratta di una vincita al casinò (molto più rara), accetteremo una maggiore volatilità. Infine anche il contesto sociale in cui viviamo può avere il suo peso. Se tutti i nostri colleghi e amici sono amanti del rischio e millantano risultati incredibili grazie a investimenti rischiosi saremo portati a seguire il gruppo per non essere tagliati fuori (l’uomo ê un animale sociale). La stessa cosa vale in caso opposto.  Più che il singolo questionario, che in ogni modo deve essere correttamente compilato, quello che conta è capire quanto rischio reale possiamo assumerci analizzando nel dettaglio la nostra situazione finanziaria e patrimoniale.

Questi soldi mi servono quando? Nel caso di perdita parziale cosa succede? Se mi servissero per una spesa improvvisa quali sarebbero le conseguenze in caso di perdita di una parte del capitale? Sono in grado di metabolizzare nel breve un risultato negativo senza farmi prendere dal panico? Un bravo consulente finanziario deve aiutarmi a capire questi aspetti senza permettere al contesto di influenzarci eccessivamente nelle nostre scelte perché agendo in condizioni di incertezza è facile commettere errori perché guidati dall’emotività.

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