Perché comunque la Grecia rischia grosso

Eurogruppo o non Eurogruppo, finanziamenti o non finanziamenti, la Grecia, alla lunga, rischia grosso. Rischia di fallire sul serio perché è finito il tempo in cui si poteva mentire e cavarsela, si poteva non intervenire e fare finta di essere intervenuti. La Grecia, prima di arrivare al disastro, ha avuto un governo che per anni ha truccato i conti. Adesso che al disastro c’è arrivata ha un governo tecnico che ha promesso privatizzazioni ma ne realizzate solamente una minima parte perché non ha nemmeno attivato le procedure necessarie. La Grecia deve tagliare circa 150mila dipendenti pubblici. Siamo sicuri che lo farà visto, che il 60% del Pil del Paese dipende dallo Stato? Ad aprile i greci andranno a votare. Passaggio sacrosanto, ci mancherebbe. Ma la campagna elettorale, chi vorrà vincere, dovrà farla contro l’Europa perché ormai i sentimenti antieuropei nel Paese di Zeus stanno crescendo. Inutile dire che l’Europa è nata grazie ai greci e ai romani e non certo per i galli o gli unni, ma la cultura e la storia con i conti da pagare c’entrano poco.

Oggi comanda la Germania e finché le sue banche, assieme a quelle francesi, avranno una speranza di non perdere i propri investimenti in Grecia, il governo Papademos o chi per lui avrà a sua volta speranza. Ma se i tedeschi capiranno che la Grecia non risponde, non hanno nessuna voglia di utilizzare i loro euro-marchi per salvare l’euro-dracma. E andrà tutto a carte quarantotto. Il rischio è alto e l’errore viene da lontano e non è correggibile, almeno con i tempi che richiede la crisi greca. I grandi padri d’Europa si immaginavano un’unione che fosse prima economica ma poi politica. In questo mondo, con un continente federale, i problemi di uno Stato sarebbero divenuti i problemi della Nazione-Europa, che si sarebbe mobilitata, avendone le risorse, per salvarlo. L’esempio è venuto proprio dalla Germania: quando l’Ovest ha inglobato i parenti poveri dell’Est, ha immesso marchi nel circuito, che hanno ammortizzato e risolto il problema dell’est. Ma perché la fusione era a caldo, cioè tedeschi con tedeschi. Oggi, francamente, a esclusione degli interessi economici, cosa lega un tedesco a un greco? Poco o niente. Le vacanze, a malapena. E allora perché un tedesco si dovrebbe svenare per un greco? Il rapporto non è, come avrebbe dovuto essere, tra europei, ma tra cittadini di nazioni diverse unite da trattati ma da niente altro. Soprattutto per questo la Grecia rischia grosso.

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