Saxo Bank: attesa per il secondo Ltro a tre anni

Stamane l’euro ha provato la corsa verso 1,35, nonostante la mancanza d’impegno al G20 sul rafforzamento del programma di protezione nell’Eurozona. Diversi protagonisti di politica monetaria (a livello globale) hanno riassicurato che la situazione dell’eurozona si è stabilizzata, portando un lieve ritorno di fiducia. Con il secondo evento di Ltro a 3 anni che arriverà a metà settimana, potrebbero venire meno le ragioni per dubitare dei meriti del ritorno al rischio sia sui mercati borsistici che su quelle valute ad alto beta. Tuttavia, ci chiediamo se il mercato stia facendo l’errore di ignorare il fatto che la liquidità sia soltanto un tamponamento per un più grande bisogno strutturale, oppure se i dati che mostrano alcuni Paesi dell’eurozona in contrazione sono soltanto un numero da ignorare per gli investitori. Il consensus dentro l’Eurozona su come procedere guardando avanti rimane lontano dalla certezza, anche osservando il programma di salvataggio che di per sé lascia dei dubbi sul ruolo che istituzioni ufficiali avranno sullo swap del debito in Grecia. Il ministro delle finanze francese Baroin ha annunciato che supporterà l’idea di combinare il potere del Efsf e del Esm. Riguardo la stessa proposta, sembra che la Germania stia ammorbidendo la sua resistenza: il ministro delle finanze Schaeuble ha dichiarato che l’Europa deciderà sull’oggetto in questione a Marzo e ciò implica che gli investitori non dovrebbero stare in “attesa” per l’annuncio (nonostante un summit europeo sia stato convocato per decidere specificatamente questa combinazione di meccanismi di salvataggio proprio giovedì e venerdì di questa settimana).

Dal punto di vista tecnico, il cambio euro/dollaro si mantiene ben al di sopra del tetto del corridoio 1,3350 violato durante la scorsa settimana. Il prossimo livello superiore si trova a 1,3550 (massimo del 2 dicembre 2011) che costituisce il prossimo target per coloro che sono rialzisti sulla valuta unica. Come mostrano i dati Cftc pubblicati venerdì, questi rialzisti rimangono una piccola minoranza. E’ proprio per questo motivo che l’ascesa della moneta unica potrebbe continuare e beneficiare quindi proprio del fatto che gli shortisti devono ancora ricorprirsi.

La recente decisione della BOJ di aumentare l’intervento di politica monetaria ha innescato un cambiamento sostanziale nel sentimento dello yen. La scorsa settimana le posizioni speculative sullo yen sono scivolate verso il territorio negativo (corte yen) per la prima volta dal maggio 2011. Ancora, quando è stata scattata la fotografia delle posizioni (21 febbraio), il cambio dollaro/yen doveva ancora rompere il livello di 80. Venerdì la coppia Usd/jpy ha chiuso a 81,20 (e stanotte ha raggiunto pure 81.65), quindi i dati recenti dei trader IMM sottostimano l’aggiustamento delle posizioni avvenuto. Ci attendiamo che vi possa essere spazio per continuare in questo trend. Infatti tutto ciò è avvenuto senza alcun intervento. In passato gli interventi della Banca Centrale del Giappone (BOJ) non sono serviti. Ciò che è stato decisivo per l’indebolimento dello yen è la continuazione di un sentimento positivo del mercato.

Stamane lo spread rimane invariato a 358.8, calcolato sul rendimento del decennale pari a 5,445%.

Chiusura negativa per le borse asiatiche su cui pesa il caro petrolio: Nikkei -0.14%, Hang Seng -0.88%, S&P/ASX200 -0.92%.

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