Primo movimento: il dollaro australiano

In una settimana che come sappiamo potrebbe essere cruciale per il medio periodo a causa soprattutto della questione greca, ci troviamo di fronte ad investitori ancora in attesa sulla maggior parte dei fronti, con le borse in correzione dai livelli di resistenza, le commodity che mostrano alta volatilità ma che non sono ancora pronte a partire per movimenti direzionali e con le valute che hanno cominciato a muoversi all’interno di livelli abbastanza ben definiti, proprio a causa dell’incertezza che accompagna questi giorni. Siamo però partiti con il primo degli appuntamenti in programma a livello di politica monetaria, che ha visto come protagonista il dollaro australiano, venduto in maniera decisa nella notte dopo la decisione della RBA di non tagliare il costo del denaro. Paradossale?

Sì e no, ma sappiamo che il mercato il più delle volte si muove sulle aspettative, che volevano, per la maggior parte, un mantenimento del livello del costo del denaro, mentre ci si sarebbe aspettati qualcosa di meglio dallo statement accompagnatorio, che ha comunque lasciato aperte le porte a ulteriori tagli di tassi di fronte a situazioni che dovessero mostrare segni di rallentamento dell’economia. La Cina non ha certo aiutato con il taglio delle stime di crescita dall’8% al 7.5%, ma la congiuntura attuale dell’Australia ha fatto ritenere che il livello dei tassi di rifinanziamento principale del sistema interbancario fossero adeguati. Per oggi non saranno attesi dati macro importanti, ad eccezione del Pil dell’eurozona (+0.7% sull’anno) che in caso di release negativa, potrebbe appesantire il sentiment sull’euro dollaro, che sta mostrando la pesantezza delle attese circa il grado di partecipazione volontario allo swap che verrà proposto dalla Grecia il prossimo 8 marzo. Se infatti, come si inizia a temere, non si raggiungerà il 75% di adesioni volontarie, potremmo assistere a forti vendite in attesa di sentire cosa deciderà l’eurogruppo il giorno successivo. In caso di no alla seconda tranche di aiuti (metà non è ancora stata consegnata), sarebbe un disastro.

Incominciamo ad osservare i cambi dal punto di vista tecnico, prendendo in considerazione l’immancabile eurodollaro che ieri ha mostrato un movimento di ripresa inatteso. Chiariamolo subito, si è trattato di una ripresa temporanea, ma che ha comunque confermato un livello giudicato importante i giorni scorsi: parliamo di 1.3230 che, ricorderete, era il 50 % di ritracciamento del movimento in salita che abbiamo potuto vedere da metà a fine febbraio. Come ulteriore spunto, di supporto però, possiamo continuare ad utilizzare il livello di 1.3170, seppure ieri mattina in un momento di euforia sia stato oltrepassato di qualche pip. Quest’ultimo livello, secondo la teoria di Fibonacci rappresenta l’ultimo baluardo prima che i prezzi vadano, nuovamente, a toccare la parte bassa del grafico dell’ultimo mese di scambi. Non cambia la tendenza di fondo del UsdJpy, che rimane all’interno di un movimento positivo. Continuiamo a pensare che intorno a 81 figura si trovi il supporto dinamico per le prossime ore mentre il massimo più recente, 0.8185, fornisce uno spunto di tenuta (eventualmente di breakout a rialzo).

Il movimento correttivo del cambio EurJpy continua senza sosta sino da fine febbraio. A darci un’idea di questa tendenza ci pensa la trendline superiore che sino dal massimo di 110 sta seguendo l’andamento correttivo dei prezzi. Questo interessante spunto di resistenza dinamica transita, per le prossime ore, a 107.80, dove passa anche la media mobile a 100 periodi su grafico con candele orarie.  Il cable è andato qualche pip oltre il livello ipotizzato come supporto, ieri mattina, pur avendo di fondo rispettato l’idea di un’inversione temporanea in area 1.58. Questo livello diviene interessante anche per la giornata entrante così come 1.59 è livello di spunto a rialzo. Chi opera su timeframe inferiori avrà notato che il cambio sembra considerare particolarmente anche un livello intermedio, 1.5880, area che ha fermato la ripresa della sterlina più volte negli ultimi tre giorni.

Passiamo ad osservare il franco con un rapido aggiornamento sul cambio EurChf. La situazione non accenna a variare, con buonissima parte dei trader che ipotizzano una ripresa del cambio dal livello difeso dalla SNB (1.20) ed una difficoltà oggettiva dei prezzi, però, ad andare oltre 1.2080, il primo livello che potrebbe anticipare una vera ripresa dei prezzi. Si fa interessante la situazione sul cambio UsdChf, dato che ieri abbiamo avuto la conferma di quanto gli operatori stiano rispettando la resistenza di 0.9150 che, oltre ad essere il massimo degli ultimi tre giorni di scambi, è il livello esatto dove notiamo il transito della media a 200 periodi su un grafico con candele a quattro ore. A 0.91, quindi non particolarmente distante, si trova invece il supporto per oggi e per la tenuta del movimento di ripresa osservato dal doppio minimo di 0.8935, messo a segno sul finire di febbraio. Concludiamo, come spesso accade, con un aggiornamento sul cambio AudUsd, che si sta avvicinando sempre più ad un livello di possibile svolta di breve-medio periodo. Stiamo, infatti, facendo riferimento alla figura a rettangolo che si è formata un mese fa esatto e che indica i due livelli di attenzione a 1.06 e 1.0845. La particolare vicinanza alla parte bassa impensierisce poiché una rottura potrebbe portare all’inversione del trend primario, ancora positivo, ed un nuovo movimento di ripresa del biglietto verde.

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