Quale ruolo per il dollaro?

Mercati davvero di difficile interpretazione da un punto di vista macroeconomico. Le correlazioni che siamo stati abituati a vedere in tutta la seconda metà del 2011 a volte si verificano, a volte lasciano il tempo che trovano, facendo in modo che – di fatto – diventi veramente difficile affidarsi all’interpretazione delle correlazioni esistenti tra diversi strumenti dello stesso mercato e strumenti di scambiabili su altri mercati. In un mercato ancora fortemente dollaro centrico, nei giorni precedenti questa correzione di tre sedute, abbiamo visto il biglietto verde andare a muoversi esattamente all’opposto rispetto a quanto eravamo abituati a fare; le borse salivano ed il dollaro le seguiva.

Analizzando il ruolo ricoperto dal greenback durante gli ultimi mesi, abbiamo notato come esso sia rimasto l’unica vera e propria moneta sicura, su cui gli investitori rivolgono i propri disinvestimenti da altri asset, durante momenti percepiti come rischiosi. Bene, questa relazione è stata messa a dura prova durante la scorsa settimana (se vi ricordate, proprio lunedì scorso abbiamo avuto qualche avvisaglia di questa possibilità) e i giorni correttivi iniziano a rendere in noi concreta l’idea che possa volerci più di qualche giorno per tornare a vedere attribuito al dollaro anche lo status di funding currency (valuta da vendere a causa del basso costo da sostenere per acquistare asset più remunerativi).

Andare a lavorare seguendo delle correlazioni ipotetiche, che potrebbero ricrearsi così come potrebbero mostrare movimenti completamente decorrelati come quelli accaduti ieri per esempio su UsaCad e AudAsd, potrebbe essere controproducente. L’idea è quindi quella di continuare a ragionare sul ruolo del dollaro a livello globale, senza tuttavia trasformare le nostre idee in un click (per il momento), ma di affidarci all’analisi singola dei diversi strumenti per la parte operativa. Un ultimo sguardo all’emissione da 1.5 miliardi di euro da parte dell’EFSF, che sembra poter essere il motivo per la strappo a rialzo della moneta unica, che continua, a dispetto anche delle ultime dichiarazioni della Lagarde che ha invitato alla prudenza nel credere che stia tutto tornando rose e fiori, a mostrare la sua forza relativa contro il dollaro e non solo (le uniche eccezioni sono rappresentate da canadese e franco svizzero).

Passiamo alla sezione di analisi tecnica cominciando con l’eurodollaro che ha mostrato una continuazione di quel trend positivo anticipato sul finire di settimana scorsa. Il chiaro livello di 1.3190 è stato oltrepassato con forza ieri, portando immediatamente (in meno di un’ora) al raggiungimento del secondo livello più interessante come resistenza, 1.3250. Questo poi si è rivelato come livello di attenzione del mercato e anche per le prossime ore appare come il livello da abbattere per dare l’attacco all’ultimo baluardo, 1.33, prima di considerare il movimento in atto qualcosa di più di una semplice parentesi correttiva di un trend ribassista di lungo. Il cambio UsdJpy procede con la conformazione a bandiera (flag) di cui ieri abbiamo già parlato. Sino a che questa figura terrà la correzione del cambio dal forte trend primario (in salita) sarà da considerare qualcosa solamente di temporaneo. Affinché questa figura si realizzi abbiamo bisogno che avvenga una rottura del livello di resistenza dinamica che transita a 83.60. L’estremo inferiore della bandiera, passante per 82.80, è il supporto dinamico per oggi.

L’ennesimo tentativo di superare 110 ha finalmente portato ad una sua rottura definitiva. Parliamo ovviamente del cambio EurJpy e della tendenza positiva che i prezzi stanno compiendo da due settimane esatte (pensiamo che 9 delle ultime 10 candele giornaliere sono positive). Ora quello che era livello di resistenza, 110 appunto, diviene supporto mentre l’obiettivo a rialzo ora si può trovare a 111.60, sull’eccesso di volatilità registrato dal mercato il 31 ottobre passato (quando le autorità finanziarie giapponesi intervennero sul mercato). Il cable è rimasto decisamente indietro rispetto al cugino eurodollaro, almeno nelle ultime ore, dato che, In realtà, in termini di pip il movimento da venerdì quasi coincide. Il primo supporto per la mattinata è suggerito da 1.5850, dove abbiamo avuto tra venerdì e ieri mattina alcuni tentativi di rottura, mentre a rialzo, seppur molto ambizioso, l’obiettivo è dato dall’area di massimo vista a cavallo fra febbraio e marzo.

Niente di nuovo sull’eurofranco, che è ritornato ad essere un cambio fisso con una media prezzi a 1.2065. Ancora una volta attenzione alla rottura di 1.2075 e alla tenuta di 1.2030. Il cambio UsdChf, dal doppio massimo di giovedì a 0.9330, sta compiendo un movimento correttivo davvero intenso. Ciò che si evince da questo è una precisa trendline negativa che indica per le prossime ore un livello di resistenza dinamica prossima a 0.9140, non distante quindi da 0.9150 che è invece un livello statico. Per vedere scendere ulteriormente i prezzi dobbiamo assistere alla rottura di 0.9090 che, oltre ad essere il minimo esatto raggiunto ieri dal cambio, è il 61.8% di ritracciamento del movimento in salita compiuto da 0.8935 a 0.9335. Concludiamo con il dollaro australiano che non è riuscito ad avvicinarsi alla resistenza di 1.0660, correggendo tre quarti di figura dal massimo di ieri. Questo non mette in pericolo la ripresa mostrata da giovedì, dato che 1.0550 sembra tenere bene come livello di supporto (lo scenario di breve cambierà se questo dovesse essere oltrepassato).

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: