Tornano le correlazioni?

L’unico tassello che manca all’appello nel quadro generale di correlazioni tra i mercati è quello del petrolio e tutto ci suggerisce che gli investitori si stanno muovendo ancora in base all’appetito per/avversione al rischio. Nei giorni scorsi abbiamo analizzato insieme come le correlazioni che vedono salire le valute a più alto rendimento rispetto al dollaro americano, insieme a borse e a commodity nel momento in cui vengono venduti dollari a livello globale, si fossero interrotte ed abbiamo assistito a giornate in cui il biglietto verde era in grado di muoversi direzionalmente insieme alle borse.

Tutto questo ci ha fatto pensare che il mercato si stesse preparando a lavorare prendendo in considerazione anche l’ambiente macroeconomico in senso stretto, che come sappiamo vede in testa gli Stati Uniti nella corsa alla ripresa, ma i movimenti visti ieri ci danno dimostrazione di come sia difficile andare a fidarsi delle analisi sulla congiuntura per affidarsi ad esse nel momento in cui bisogna fare qualche click per aprire posizionamenti di lungo (o per lo meno medio) periodo.

L’attenzione degli investitori e le scadenze pensate per le attività dei portafogli (soprattutto per quanto riguarda lo spot e la liquidità) sono ancora sbilanciate sul brevissimo periodo, in quanto il sentiment che si registra tra la maggior parte degli operatori è ancora di paura mischiata ad opportunismo. Ci spieghiamo meglio. Siccome il mercato non sembra ancora pronto per partire con movimenti di medio su cui si possono prendere posizionamenti strategici, si preferisce tenere della liquidità (che in questo momento vede la maggior fetta distribuita sul dollaro americano) pronta nel caso in cui qualche buona notizia o rumor prepari gli animi degli investitori per qualche rally di breve periodo. Di fronte ad un’eventualità del genere si corre ad utilizzare quella parte del portafoglio per acquistare attività a più alto rischio dalle quali si può trarre guadagno, preso il quale ci si tornerà a rifugiare sul dollaro americano, in attesa di qualche altra fiammata.


Ebbene, ieri, dopo le parole di Bernanke (che non ha chiuso le porte ad un QE3 in quanto, siccome risulta difficile capire quanto e come il mercato immobiliare stia incidendo sul tasso di disoccupazione e senza crescita sarà difficile assistere ad ulteriori miglioramenti dell’economia USA) e della Merkel (che si è detta pronta a vedere la coesistenza per qualche anno di Efsf – 200 miliardi – ed Esm – 500 miliardi, aprendo di fatto le porte ad un firewall da 700 miliardi così come richiesto da molti), il mercato ha acceso il tasto “on” sul rischio e ci ha fatto vedere dei bei movimenti a rialzo, che sono coincisi con vendite concertate sul dollaro, andando a ricostruire quel quadro che non vedevamo da qualche tempo, con l’unica eccezione, come visto, del petrolio, che comunque rimane sopra i supporti di 105.00. Siamo dunque di fronte, se cerchiamo di concentrarci sul medio periodo, ai primi segnali che suggeriscono la possibilità di andare a concentrarsi di nuovo sui dati macro, ma al contempo ci indicano che è ancora presto per cambiare visione ed orientamento sui mercati, soprattutto a livello di orizzonti temporali di investimento, che a nostro parere dovrebbero essere mantenuti ancora sul breve periodo e che possono essere sfruttabili tramite l’utilizzo dell’analisi tecnica. Vediamo infatti aumenti di volatilità intorno a livelli di supporto e resistenza sulla maggior parte degli strumenti analizzati.

EurUsd

Passiamo alla sezione tecnica incominciando ad osservare l’eurodollaro che, dopo un tentativo di ripiegare ieri mattina verso la parte bassa del range, ha dato vita ad un recupero molto veloce. La candela, su grafico a quattro ore, maggiore da dieci giorni a questa parte ha portato ieri mattina al superamento drastico di 1.3290, livello di resistenza, creando abbastanza volatilità seguente per raggiungere l’obiettivo statico che si trovava a 1.3370. E’ un segnale molto importante per la moneta unica, in grado di riaprire la strada al percorso positivo che, con qualche interruzione, procede da metà mese e che trova l’obiettivo naturale sul doppio massimo di fine febbraio, 1.3485 (una figura esatta oltre il livello che per le prossime ore servirà da resistenza). Aggiungiamo che il livello rotto ieri, 1.3290, è supporto per la giornata di oggi.

UsdJpy
Nessuno spunto nuovo sul cambio UsdJpy, che si mantiene un giorno di più all’interno della precisa area laterale che abbiamo potuto descrivere anche ieri. Pensiamo ad un supporto a 82 figura e pensiamo all’area che si trova a transitare nei pressi di 83 come resistenza. Solamente un ritorno al di sopra di quest’ultimo porterà ad una nuova accelerazione del biglietto verde.

EurJpy
Al pari dell’eurodollaro, il cambio EurJpy ha potuto varcare la forte resistenza di 110 accompagnata da un’ottima dose di volatilità in grado di avvicinare i prezzi al successivo livello chiave. Parliamo della resistenza di 111.40 che è il massimo del cambio sino dal 31 ottobre scorso (quando, ricorderete, vi fu un deciso intervento sul mercato da parte delle autorità nipponiche). Le probabilità che la tendenza prosegua oltre la rottura del precedente massimo sono tante e la rottura anche di 111.65 (il massimo di quel giorno) potrebbe avere un forte ruolo nel movimento. L’obiettivo in questo caso si troverebbe a 113.30.

GbpUsd
Ha funzionato molto bene anche il livello di 1.5915, sul cable, per riuscire a sfruttare un movimento di breakout davvero volatile. Il cambio, oggi, sarà attratto dal precedente massimo di 1.5990, da cui ci separano solamente 30 pip.

EurChf
Qualcosa sembra muoversi anche sul cambio EurChf che, per la prima volta da giorni, riesce ad oltrepassare la trendline negativa. Gli occhi sono ora puntati su 1.2070 che, come il passato rialzo, potrebbe essere il livello oltre cui avverrà un nuovo movimento positivo interrompendo la stabilità (con l’eccezione del picco del 15 marzo) che dura da più di un mese.

UsdChf
L’eurodollaro ha rotto un livello a rialzo, così il cambio UsdChf ha rotto un livello a ribasso. Parliamo di 0.9070 che, come da attese, è stato accompagnato da una buona dose di negatività e che potrebbe condurre il cambio al doppio minimo visto a fine febbraio (0.8935).

AudUsd

Si fa interessante l’evoluzione del dollaro australiano poiché, per la prima volta da una settimana, i prezzi si sono avvicinati alla trendline discendente che procede da un mese circa, confermandone nuovamente l’importanza. Il livello dinamico a cui guardiamo ora con attenzione si trova a 1.0545 ed oltre a trovare il transito della linea di tendenza negativa, possiamo notare il passaggio della media mobile di lungo all’interno di un grafico con candele a quattro ore.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: