Posta del pf, non è solo Ennio Doris a rinunciare al doppio incarico

Piccola rivoluzione ai piani alti di banche, assicurazioni e società finanziarie con un giro d’affari minimo di 47 milioni di euro all’anno, che secondo quanto disposto dall’articolo 36 del decreto salva Italia, varato a dicembre dal governo Monti, possono ricoprire ormai (il termine è scaduto la scorsa settimana) un solo incarico. Una norma innovativa che ha falcidiato, si stima, oltre un migliaio di doppie e triple cariche in cda, tipica espressione del “capitalismo di relazioni” italiano ricco di intrecci di partecipazioni e salotti buoni, meno di capitali e visioni strategiche di ampio respiro.

Così Ennio Doris ha preferito uscire dal cda di Mediobanca per restare nel board di Mediolanum (che di Piazzetta Cuccia resta socia al 3,38%), fatto che ha portato qualche lettore a ironizzare sul rischio per la banca d’affari milanese di “brancolare nel buio” ora che non potrà più contare sulle “previsioni economiche” di Doris, ironia che ha anche provocato la reazione di un promotore “storico” di Mediolanum come Massimo Bertolucci che ha commentato : “Sempre la solita storia, si parla di Mediolanum o di Ennio Doris assieme ad altri grandi personalità della finanza italiana, ma si critica solo il presidente di Banca Mediolanum”. In realtà la vicenda si presta a ben altre osservazioni.

La norma appare lodevole, ma se l’intento era di allentare la selva di legami a volte “incestuosi” rischia di non portare a effetti rilevanti, visto che per ogni società sarà semplice sostituire un amministratore con un altro in seno ai vari cda (nel caso di imprenditori presenti in prima persona anche ricorrendo alla nomina dei propri figli, come accaduto nel board di UniCredit dove esordisce Alessandro Caltagirone, figlio di Francesco Gaetano, socio all’1% della banca e già consigliere di Generali, nonché ex vicepresidente e azionista di rilievo di Mps). Il “virus” della concorrenza il settore finanziario lo inocula dunque a piccole dosi, anche se qualche novità la si è notata proprio in casa Mediobanca. Oltre a Doris hanno lasciato lo storico “salotto buono” Fabrizio Palenzona, che ha preferito concentrarsi su UniCredit, e Vincent Bolloré, che ha optato per Generali (mentre il percorso inverso l’ha compiuto l’a.d. di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel, uscito dal board di Trieste). Tra gli altri “erranti” il presidente di Generali (ed ex presidente di Mediobanca) Gabriele Galateri ha lasciato il cda di Banca Carige, mentre il “grande vecchio” della “finanza bianca” italiana Giovani Bazoli si prepara a dare l’addio sia alla poltrona di consigliere di Ubi Banca sia a quella di presidente di Mittel. Una rivoluzione che potrebbe portare a qualche novità anche per il risparmio gestito.

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