Nelle sottoscrizioni i vecchi battono i giovani

I giovani non solo leggono meno giornali ma investono anche meno in fondi comuni. E il rischio dell’accentuarsi della crisi economia potrebbe far sì che questa propensione alla rovescia si incrementi. Se in Italia oltre il 30% dei giovani è senza lavoro significa che in prospettiva la tradizionale propensione al risparmio degli italiani potrebbe ridursi più di quanto già non stia facendo in questo periodo storico. È vero che gli italiani tradizionalmente al risparmio non rinunceranno mai, ma se i soldi non ci sono, non ci sono. Insomma gli investitori, secondo una ricerca di Assogestioni, hanno un tasso di invecchiamento superiore a quello della popolazione italiana, che conferma un insufficiente ricambio generazionale: infatti l’età media dei sottoscrittori di fondi è passata da 51 a 55 anni. In compenso emerge un’Italia finanziariamente meno discriminante tra uomini e donne: tra i sottoscrittori le quote rosa sono ormai al 43%.

“Il modesto livello di sottoscrittori tra gli individui più giovani potrebbe essere spiegato dalla necessità di investire del tempo per acquisire quel minimo livello di competenza e consapevolezza che sembrerebbe associato alla decisione di investire in fondi”, spiegano da Assogestioni. “Investimento di tempo che potrebbe non essere economicamente conveniente per una fascia di popolazione che per via dell’età non ha ancora accumulato risparmi”. Ma non c’è solo il conflitto generazionale tra chi sottoscrive i fondi, c’è anche quello, eterno, tra nord e sud. Conferma e spiega Assogestioni: “La ripartizione per area geografica di residenza risulta sostanzialmente stabile nel tempo: il 60% circa dei sottoscrittori è residente nelle regioni del nord e detiene un’analoga percentuale della ricchezza complessivamente investita in fondi. Questa dinamica può essere spiegata, almeno in parte, dalla difformità della ripartizione della ricchezza, a propria volta un’importante variabile esplicativa della scelta di investire in fondi”.

In compenso la fotografia dei “Paperoni” dei fondi è molto simile a quella dei “Paperoni” d’Italia. In sostanza, la distribuzione del patrimonio tra i sottoscrittori di fondi è concentrato, come la ricchezza totale delle famiglie italiane: il 10% dei sottoscrittori in base all’importo investito detiene più della metà del patrimonio complessivo e l’investimento medio pari a 24.400 euro è quasi sue volte e mezzo il valore della media (diecimila euro) di tutti gli altri. E i sottoscrittori più invecchiano e più salgono nella classifica dei “Paperoni” dei fondi: due terzi degli over 65 investono importi superiori alla media. E investono, preferibilmente, in un’unica soluzione. Nel 2010, anno al quale risale l’ultimo dato disponibile, lo ha fatto il 72% dei sottoscrittori.

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