Forex: la moneta unica ancora debole

Ecco la visione sul mercato forex da parte di Saxo Bank:

Nella prima seduta della settimana l’eurusd negozia attorno a 1,24 dollari per unità di euro. Il tentativo di ripresa della moneta unica di venerdì è scaturito da dati relativi al mercato del lavoro americano molto deboli e sotto le aspettative: sono stati generati solo 69K posti di lavoro nel mese di maggio e anche il dato del mese precedente è stato rivisto a ribasso. Anche il tasso di disoccupazione è salito a 8,2% dall’8,1% precedente e l’indice ISM manifatturiero è sceso a maggio a 53.5 da 54.8 precedente. Tutto questo ha riportato nelle sale operative la speculazione e la paura di un possibile QE3 e quindi vi è stata pressione sul dollaro. La giornata è stata molto volatile, tuttavia il movimento a rialzo dell’eurusd è stato giustificato proprio da prese di profitto di investimenti in dollari che fino a venerdì hanno performato bene: allegerire la posizione di fronte a quei dati è stata una reazione naturale, seppur abbastanza limitata considerato l’elevato numero di posizioni corte euro (infatti lo scenario di avversione al rischio ha permesso al dollaro di mantenere la sua funzione di funding currency, ovvero di valuta rifugio per i real money e posizioni non speculative).

Ci sono sufficienti ragioni al momento per continuare ad aspettarci la debolezza dell’euro: durante il weekend i media hanno scritto che il governo tedesco ha spinto la Spagna ad accettare i fondi di salvataggio, il che ricorda la situazione in Irlanda e Portogallo, anch’esse invitate ad accettare l’aiuto. Ma quale è stata la causa di tale mossa tedesca? Qualcuno potrebbe dire che se la Spagna accettasse i fondi, allora darebbe prova di non essere in grado di arrivare da sola ad una soluzione. Qualcun altro, invece, potrà pensare che l’aiuto alla Spagna dipenda dal modo in cui questo arriverà. In questo momento mi rimane da concludere che, a prescindere da quando e come arriveranno gli aiuti alla Spagna, lo scenario non è comunque positivo per l’euro. La situazione attuale non convince sul fatto che gli stati periferici possano ritornare all’ordine per quanto riguarda il deficit. Alcuni economisti chiamano questo comportamento “moral hazard” e sui mercati valutari questo si traduce in pericolo in vista.

AUD
Questa notte la Banca Centrale Australiana (RBA) si riunirà per decidere sul tasso di interesse. Da marzo il tasso è passato da 4,25% all’attuale 3,75%. A maggio la RBA aveva giustificato il taglio del tasso con l’intenzione di abbassare il tasso sui mutui. Nello stesso incontro la RBA aveva alzato l’outlook per il settore minerario mentre si aspettava una domanda locale in lieve diminuzione rispetto alle stime precedenti: di conseguenza aveva aggiustato la sua crescita e l’outlook inflazionistico a ribasso. La questione ora è se il governatore interpreterà i dati deludenti della Cina (in cui l’Australia esporta) come un segno negativo. A mio parere sarebbe più appropriato attendere gli effetti del taglio di 100 punti base (se calcoliamo da ottobre 2011) e il risultato delle elezioni in Grecia, che sarà decisivo per l’avversione al rischio sui mercati finanziari. In passato, però, abbiamo notato che la RBA tende a muoversi in anticipo e quindi non è escluso un possibile taglio del costo del denaro nella misura di 25 punti base. Una riduzione di 25 punti base è già stata considerata nelle fluttuazioni del dollaro australiano (aussie) e quindi se si dovesse avverare, il deprezzamento sarebbe limitato. Tuttavia, se il taglio dovesse essere pari a 50 punti base, allora l’aussie andrebbe ulteriormente sotto pressione fino potenzialmente al supporto in area 0,95, sotto il quale si punterebbe ai minimi di ottobre 2011 a 0,9385-90. 

 

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