Alternativi? Parlateci solo di rischio/rendimento

Sono stati grandi seduttori. Poi sono stati abbandonati proprio da coloro che avevano sedotto. Gli hedge fund, gli investimenti alternativi, hanno vissuto momenti di gloria fino a qualche anno fa. Poi si sono inabissati. Troppo impegnativo sottoscrivere le quote di adesione: almeno 500mila euro di disponibilità.

E poi sempre nel mirino delle autorità di vigilanza. Gli hedge sono visti come avvoltoi dei mercati finanziari. In fondo sono stati proprio loro a non accettare gli accordi con la Grecia per il debito, portandosi a casa milioni di euro in cambio di una contribuzione al disastro delle finanze di Atene. Ma gli investimenti alternativi sono meno cattivi di quanto sembrano. E in questi momenti così complicati e, soprattutto, così volatili, possono essere un’alternativa valida per chi ha ancora voglia di rischiare sui mercati finanziari. Il quadro della situazione è stato fatto in un convegno a Milano da cui sono uscite indicazioni interessanti. Intanto, sugli hedge cresce l’interesse, e cresce la raccolta: nel primo trimestre del 2012, il patrimonio dei fondi alternativi attivi in Italia è salito dell’8,3% con asset oltre i 65 miliardi di euro.

Tra le diverse strategie, in testa si piazza quella Macro Driven (20%), seguono i fondi Long/Short Equity (16%), gli Equity Market Neutral (15%), Volatility Trading (10%) e Managed Future (9%). La parola d’ordine del convegno è stata “decorrelazione”: in un mercato caratterizzato da un prolungato trend al ribasso, l’obiettivo è investire ottenendo risultati diversi dal classico “long only” di chi investe in Borsa e guadagna quando il mercato sale e perde quando scende. Decorrelazione che si ricerca in una diversificazione negli strumenti, nella geografia, nei settori merceologici, ma oggi sempre di più anche nel segno dell’operazione: così cresce e si moltiplica lo “short”, strategia di investimento non più confinata a recinti per specialisti.

Massimo Scolari di Ascosim ha fatto notare come “oggi l’investitore chieda una cosa nuova”, ossia “essere sollevato dal rischio liquidità: la capacità di liquidare velocemente il capitale è ben vista dal mercato e gli investimenti alternativi, a differenza degli hedge fund, oggi rispondono bene a questa esigenza”. La preoccupazione dei clienti di fascia alta, invece, è soprattutto di preservare il capitale: quindi, meno si rischia, meglio è. E i promotori finanziari, davanti a questa situazione, come si pongono? Chiedono semplicemente di avere indicazioni sul rapporto tra il rischio e il rendimento dei diversi strumenti.

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