Con la crisi gli italiani riscoprono il risparmio

In tempi di incertezza sul fronte lavorativo e sotto il profilo del prelievo fiscale, gli italiani sembrano voler rivedere dei propri modelli di spesa che, salvo una piccola minoranza, non coinvolge ancora i risparmi fin qui accumulati. In questo senso, sono concordi i risultati di recenti sondaggi, tra cui quello realizzato da Anima sgr con la società di ricerca Gfk Eurisko, secondo cui il 43% degli intervistati (percentuale che sale al 63% se si guarda solo ai “risparmiatori/investitori”) conferma l’obiettivo di incrementare i propri risparmi.

La crisi dunque non sembra destinata, almeno in prima battuta, a far passare di moda i prodotti e servizi del risparmio gestito (e amministrato), anche se un 14% degli intervistati ha risposto di aver preferito iniziare a intaccare i risparmi fin qui accumulati per mantenere il più possibile invariato il proprio tenore di vita. Se tutto questo è vero, c’è da attendersi che molti risparmiatori continueranno a lungo a chiedere prodotti e servizi a capitale garantito o protetto e che probabilmente cresca col tempo la richiesta di prodotti assicurativi e di previdenza integrativa, a scapito di prodotti azionari, derivati o prodotti con una leva finanziaria più o meno elevata. E qui si apre una riflessione: se l’approccio prudente appare corretto in un momento di incertezza sui costi e i tempi della crisi, va da sé che anche la redditività delle attività legate al risparmio gestito rischia di calare, mentre la crescente competizione potrebbe rendere relativamente difficile comprimere i costi.

Per qualche intermediario potrebbe dunque tornare d’attualità la domanda se valga la pena continuare a investire, se non sia invece il caso di cercare di vendere al meglio le proprie attività o, ancora, se sia meglio unire le forze con altri attori del comparto. Il tema dell’m&a sembra quindi destinato a rimanere a lungo sotto i riflettori e a influenzare l’attività di promotori finanziari e private banker se non altro in termini di prospettive reddituali, oltre che sotto l’aspetto organizzativo, nonostante la rinnovata passione degli italiani per il risparmio più che per i consumi.

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