La raccolta è l’unica stella polare del pf?

La raccolta è ancora un valore assoluto per una mandante e per i suoi promotori finanziari? Le opinioni al riguardo sembrano divergere alquanto, soprattutto quando si parla della classifica Assoreti che mensilmente fotografa l’andamento del settore in termini di raccolta netta. Una classifica che vede saldamente in testa da mesi sempre i “soliti noti”: Mediolanum, Banca Generali, Allianz Bank, Banca Fideuram, Finanza & Futuro e FinecoBank, solo per citare le strutture che anche a maggio sono riuscite a registrare una raccolta netta positiva superiore ai 50 milioni di euro.

Un risultato importante di questi tempi in cui i mercati finanziari restano estremamente volatili e il settore bancario continua a essere alla ricerca di nuova liquidità, il che sicuramente non agevola la vita di private banker e promotori finanziari, che debbono anche subire la “concorrenza” del fisco italiano particolarmente pressante in questo periodo dell’anno. Ma a qualcuno i numeri non convincono del tutto e tra i commenti si nota quello di “Marco”, che domanda ai colleghi: “tanta raccolta vi porta a un effettivo benessere o è solo un’illusione?”. E riferendosi in particolare agli uomini di Ennio Doris aggiunge: “da questa risposta traete le vostre conclusioni: rimango in Mediolanum o cerco di meglio?”

Una domanda che sottintende come per diverse realtà operanti sul mercato italiano, una fetta consistente della raccolta riguardi non tanto prodotti di risparmio gestito o assicurativi, quanto di risparmio amministrato. I conti di deposito restano insomma un “must” per molte strutture, anche se quasi mai si rivelano redditizi per il promotore che li colloca. Del resto inutile farsi illusioni, di questi tempi “guardarsi attorno” è sempre un buon consiglio. Ma di isole felici non sembrano esisterne molte, né si notano manager o mandanti dotati di una bacchetta magica in grado di risolvere ogni problema.

Così è certamente corretto domandarsi quanto un dato aggregato sia rappresentativo delle singole situazioni e quanto certi numeri siano più o meno “abbelliti” dalle politiche commerciali messe in atto pro tempore dalle singole mandanti, ma occorrerebbe forse fare anche una comparazione orizzontale, tra imprese, e verticale, paragonando i risultati attuali a quelli di anni precedenti, tenendo conto del contesto competitivo e macroeconomico presente. Una faticaccia, tutto sommato, cui si sottopongono analisti finanziari e direzioni centrali per cercare di trarre segnali circa l’efficacia delle politiche gestionali poste in atto, ma che possono essere trascurate nelle chiacchiere tra colleghi riferite alla classifica Assoreti. Per quelle, in fondo, basta ricordarsi di ponderare i dati con un po’ di buon senso per riuscire quanto meno a “fiutare l’aria” che si respira e decidere il da farsi.

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