I manager e la scrivania

LA SCRIVANIA DEL POTERE – C’era una volta la scrivania presidenziale, le sedie in pelle damascata, simboli vari del potere e segretarie in abbondanza. C’era un tempo in cui si misuravano le capacità e lo status di un manager in base alle dimensioni del suo ufficio, alle persone che coordinava (parlando di reti di promotori, dal numero di promotori che governava) e alle sue capacità di coordinare le attività dirigendo dal suo cruscotto di comando le operazioni come un generale dal cavallo bianco che godeva dell’immunità in guerra. I generali decidevano  della sorte di tutti gli altri ma non potevano essere toccati. Paradossi della guerra ma anche proiezione presente dell’attività di molti manager figli di un tempo che fu.

SIMBOLI DEL PASSATO – L’ufficio e la scrivania sono oggi i nemici giurati di un modo di lavorare che appartiene al passato. Simboli di un epoca oggi non più percorribile. Negli ultimi anni si è perso il vero valore dell’attività cosiddetta manageriale che, come dice il nome, vuol dire semplicemente sapersi mettere al servizio degli altri, PF e clienti in primis, per portare avanti il business nel modo più concreto e utile possibile. Un bravo manager deve lavorare più degli altri (fa parte del suo ruolo), saper trovare la giusta strada tra le tante possibili se fa parte delle suo ruolo, saper parlare con i clienti e reclutare nuovi colleghi.

IL MANAGER 2.0 – Il manager 2.0 del 2012 non deve fare politica e perdere tempo in inutili chiacchiere, deve stare sul campo e agire e non pretendere di dire agli altri cosa fare senza farlo in prima persona. Deve macinare chilometri in auto, avere l’agenda ricca di impegni utili, parlare con clienti e trovare soluzioni a tematiche specifiche lavorando fino a tarda sera con passione e dedizione massima. L’ufficio e la scrivania non creano valore, non producono utili ma sono solo costi e strumenti di lavoro.

COMUNICAZIONE PRIMA DI TUTTO –
Saper gestire i clienti al meglio, essere capace di definire e soprattutto implementare strategie commerciali e di marketing concrete per sviluppare la clientela e saper reclutare nuovi colleghi, nel caso il ruolo lo richieda (ma un bravo manager una mano deve sempre darla al di là dei contratti), sono le uniche cose che contano oggi per sopravvivere e fare business. Il manager deve essere il primo “sviluppatore”, il più concreto e il più capace. Occorre chiedersi al di là delle etichette e i ruoli, qual è il valore aggiunto concreto che portiamo alla società. In troppi casi si dedicano le giornate a riunioni fiume con colleghi parlando, nel migliore dei casi, su come si agisce senza agire, a compilare fogli excel per permettere al superiore di controllarci per poi, a nostra volta, chiedere altrettanto alle persone che lavorano con noi.

COMODITA’ ADDIO – Abbiamo sviluppato sistemi maniacali di controllo dell’attività dimenticandoci che se nessuno vende e procura clienti nuovi c’è poco da monitorare. Siamo all’assurdo che si criticano i manager che dedicano troppo tempo ai clienti perché lo sottraggono all’attività di coordinamento e controllo. Certo, come sanno tutti coloro che svolgono un’attività commerciale, stare dietro a una scrivania a guardare fogli excel è molto più semplice che vedere clienti arrabbiati o fare centinaia di chilometri in macchina per cercare di sviluppare un prospect. La comodità non fa più parte del mondo manageriale. Chi lo capirà e avrà voglia di tornare sul campo veramente e concretamente potrà essere utile alla sua società e al suo futuro. Per tutti gli altri, scrivanie o no, il futuro è già scritto.

 

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