M&G: ecco perché l’euro non morirà

L’EURO NON MORIRA’ – “Scarse prospettive di crescita, elevata disoccupazione, enormi volumi di debito, debolezza delle finanze pubbliche: è fin troppo facile per analisti ed economisti affermare che l’euro non durerà per sempre. Eppure eccoci qua, a poche settimane dal quinto anniversario del crollo di Lehman Brothers, dopo diverse crisi del debito sovrano: l’euro è ancora la moneta unica dell’Unione economica e monetaria (Uem) europea, dopo il lancio nel 1999”. È l’opinione di Anthony Doyle, team fixed income M&G che si dice convinto che l’euro non morirà.

FAVORIRE LA CONVERGENZA – Ovvio però che non sarà semplice e che rimane una sfida a lungo termine. Bisogna infatti, prosegue l’esperto, “favorire la convergenza tra gli Stati membri dell’Eurozona, di modo che una politica monetaria unica fondata su un certo grado di stabilità dei prezzi sia rilevante per la Germania come per la Grecia”. Quali sono quindi le principali ragioni per cui l’euro riuscirà a sopravvivere e prosperare in futuro?

INIZIO DELLA RIPRESA – Nell’Eurozona si profila l’inizio della ripresa e si scorgono segnali di una convergenza tra i paesi membri. Le tendenze osservate dai vari indicatori economici costituiscono forse una prima indicazione che le significative riforme strutturali attuate nella periferia iniziano a dare i loro frutti. L’Eurozona, inoltre, mostra segnali di un riequilibrio.

LA SCELTA MENO DELETERIA – Perché dunque una di queste nazioni non abbandona l’Uem? Grecia, Irlanda e Cipro hanno sperimentato a proprie spese gli effetti dell’euro in anni recenti, eppure rimangono nell’Eurozona. L’argomentazione più convincente proposta finora è che i costi dell’uscita dall’Uem sarebbero nettamente superiori ai benefici. Deflussi di capitali, impennata dell’inflazione, fallimento su scala nazionale, disoccupazione di massa e disordini sociali non rendono questa opzione particolarmente allettante. Provate poi a immaginare cosa accadrebbe se Italia e Spagna decidessero di uscire dall’euro. Restare nell’Eurozona è la scelta meno deleteria per i paesi debitori.

LE PAROLE DI DRAGHI – C’è poi la sicurezza che la Bce è pronta a salvare l’euro “a qualunque costo”. È trascorso un anno da quando il presidente della Bce Mario Draghi ha tenuto uno dei discorsi più importanti nella storia europea, affermando: “Durante il nostro mandato, la Bce è pronta a salvare l’euro, a qualunque costo. E credetemi: sarà abbastanza”. Nel pronunciare queste parole, Draghi ha convinto i mercati che la Bce ha una potenza di fuoco illimitata per sostenere i paesi membri, in particolare Italia e Spagna.

NESSUNO LASCIA
– “Nonostante le difficoltà – le prospettive fosche, i livelli record di disoccupazione e di debito, il prelievo forzoso sui depositi bancari proposto a Cipro – nessun paese ha abbandonato l’Unione monetaria, che si è anzi arricchita di nuovi membri (la Slovacchia nel 2009 e l’Estonia nel 2011) e potrebbe persino accoglierne di nuovi (la Lettonia nel 2014). I paesi europei rimangono aperti agli scambi commerciali, continuano a recepire le politiche europee e non hanno fatto ricorso a misure protezionistiche. La regolamentazione bancaria nell’Ue è diventata più rigorosa, il sistema finanziario si è stabilizzato e sono stati introdotti nuovi requisiti patrimoniali per le banche”, conclude Doyle.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!