Paolo Martini spiega in un’intervista come ha trovato l’Azimut

UN ASSET MANAGER INTERNAZIONALE – Azimut punta a diventare un asset manager internazionale di matrice italiana con una forte focalizzazione sul mercato del private. Parola del direttore commerciale Paolo Martini (nella foto), che in questa intervista spiega a BLUERATING i progetti futuri (e non solo) del gruppo presieduto e guidato da Pietro Giuliani (nella foto in basso).

 Oltre 3,2 miliardi di euro di raccolta nel 2013, inizio 2014 con 1,3 miliardi, valore del titolo che supera i 25 euro, asset complessivi oltre i 25 miliardi di euro, reclutamento che procede spedito, qual è il vostro segreto?
Oggi la tendenza di molti è standardizzare attraverso modelli rigidi che limitano spesso le capacità dei professionisti più capaci. Noi al contrario attraiamo i migliori talenti perché ragioniamo in modo flessibile e con una velocità di esecuzione che non ha oggi eguali in Italia nel nostro settore. Siamo un incubator di idee vincenti fondato sulle persone.

Come riuscite a gestire questa crescita?
Il nostro Gruppo può fare investimenti importanti sia in termini di progetti, come Libera Impresa, che per l’inserimento di top banker grazie a un modello di business, costruito dai colleghi che lavorano in Azimut da tanti anni, in grado di generare ricavi. Il connubio fra la nostra storia, i nostri valori e l’innovazione futura crea un mix vincente che dobbiamo valorizzare.

Il fatto di non essere banca è considerato da alcuni un ostacolo alla vostra crescita, è così?
Guardando i nostri numeri non mi sembra proprio, anzi ci permette di operare come una sorta di multi family-office che può contare su una forza, anche contrattuale, di 25 miliardi di euro. Oggi abbiamo 70.000 clienti con rapporti bancari con uno dei nostri tre partner, Banco Popolare, CheBanca! e Ubs e possiamo agire veramente come player indipendenti facendo scegliere ai nostri clienti anche la banca depositaria che preferiscono, ad esempio, nelle gestioni patrimoniali con l’aggiunta di Bnp Paribas Lussemburgo. Il gestore della relazione con il cliente è sempre più il nostro financial partner o Wealth Manager.

Avete cambiamo molto in questi ultimi anni ma è vero che alcuni pensano che Azimut è sinonimo di fondi della casa e poco altro?

La verità è che c’è ancora ignoranza più o meno strumentale su quello che oggi è Azimut, alcuni sono rimasti al pre 2009. In questi ultimi 4 anni abbiamo fatto passi importanti passando da una società molto brava a gestire fondi comuni ad un asset manager internazionale con un’offerta di servizi e prodotti che non ha nulla a che invidiare rispetto alle migliori realtà private internazionali. Basta chiedere ad alcuni dei 70 banker top reclutati in questi ultimi anni per avere conferma. I nostri fondi sono un arma commerciale in più a disposizione di tutti i nostri colleghi grazie alla capacità di coniugare massima innovazione a livello mondiale, rendimenti per i clienti e margini per i colleghi.

Qualcuno dice che i promotori non saranno più al centro del modello o cose simili, cosa risponde?
Mi viene da sorridere quando sento questa storia. Il patto di sindacato che governa la società con oltre il 20% del capitale è fatto quasi esclusivamente da promotori, nel cda della holding ci sono 2 colleghi pf, più del 90% degli asset arrivano dalle reti, nelle riunioni e in tutta l’azienda si parla sempre e solo di clienti e promotori e potrei continuare con tanti esempi. Se c’è qualcuno sul mercato che deve preoccuparsi di eventuali evoluzioni di modelli, questo di sicuro non lavora nel nostro gruppo.

Quali sono i principali progetti su cui puntate nel prossimo futuro?
Vogliamo diventare un asset manager internazionale di matrice italiana con una forte focalizzazione sul mercato del private in Italia, punto di riferimento per una parte importante dell’imprenditoria nazionale. Le tre linee guida strategiche del gruppo sono quindi l’internazionalizzazione con focus sui Paesi Emergenti, il Wealth Management e la nuova piattaforma Libera Impresa dedicata al mondo degli imprenditori.

Ci parli un po’ del nuovo progetto di Azimut, Libera Impresa, come vi è venuto in mente e di cosa si tratta esattamente ?
Ci è venuto in mente osservando come lavorano i private banker di maggiore successo sul mercato e ascoltando cosa chiedono gli imprenditori e le aziende. Libera Impresa rappresenta un’evoluzione del nostro modello di business. Una piattaforma di azione privata nata e pensata per gli imprenditori italiani che hanno bisogno di sostegno in questo momento non facile. Si tratta inizialmente di sei progetti che seguono lo sviluppo del ciclo di vita di un’impresa da quando nasce fino alla sua quotazione in borsa.

A fine gennaio avete lanciato il progetto anche attraverso una cena che festeggiava i dieci anni dalla quotazione di Azimut, com’è andata e qual è stato il ruolo dei vostri promotori?
È stato un successo superiore ad ogni aspettativa. Sapevamo che l’idea era valida ma onestamente non immaginavano un tale interesse da parte di tantissimi imprenditori che hanno trovato nei convegni, nei workshop, negli incontri OnetoOne e nel networking un valore molto elevato. Oltre 1200 clienti e prospect hanno partecipato alla nostra cena di gala del 28 gennaio (che ha visto, considerando i colleghi e gli accompagnatori, 4200 persone a tavola) e più di 4000 imprenditori sono intervenuti alla 2 gg di convegni del 29 e 30 gennaio a Rho. Questi numeri impressionanti sono stati possibili solo grazie al lavoro di tanti promotori e i private banker del gruppo che hanno creduto, fin dall’inizio, alla bontà dell’iniziativa

Per i Promotori e i Private Banker che lavorano in Azimut cosa significa questo progetto?
Un’opportunità unica per differenziarsi da quello che fanno tutti gli altri ed elevare il rapporto con i clienti imprenditori ma anche una grande occasione per sviluppare il proprio portafoglio aiutando il sistema paese Italia. Desideriamo diventare il punto di riferimento degli imprenditori di oggi e di domani, disintermediando il canale bancario, oggi in grande difficoltà. E i progetti che abbiamo lanciato, che ricordo prevedono un investimento di oltre 20 milioni di euro per supportare le imprese, sono solo il primo passo. Abbiamo già in cantiere altre idee che renderanno sempre più Azimut una realtà unica in Italia basata su indipendenza, energia, idee e innovazione.

Che progetti avete per il futuro?

A metà maggio inizierà il tour che porterà il progetto Libera Impresa in 20 città italiane.

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