Voluntary disclosure, due idee concrete

VOLUNTARY DISCLOSURE – Sul rientro dei capitali il governo Renzi pare intenzionato ad accelerare con un decreto legge di “voluntary disclosure” (vedi notizia). Nel frattempo su questo tema Corrado Latini, volto noto della promozione finanziaria italiana, attualmente in Sanpaolo Invest (gruppo Banca Fideuram) ha inviato una lettera ad Andrea Giacobino, direttore di Bluerating.
Di seguito la lettera e la risposta.

Caro Direttore,
il rientro dei capitali italiani dall’estero può senz’altro rappresentare un’importante ed unica opportunità finanziaria per il nostro Paese, ma per dare i frutti sperati la norma attuativa non dovrebbe essere strutturata con intento prevalentemente punitivo e sanzionatorio quanto intelligentemente conciliatorio, utilitaristico e definitivo.
 In qualsiasi forma di accordo l’efficacia dello stesso dipende dalla soddisfazione ed utilità che le parti ne ricavano, ed anche in questo caso la saggia regola di successo dovrebbe essere questa.

Le reciproche utilità delle parti sono nella fattispecie palesemente evidenti e non richiedono certo ulteriori precisazioni Più che concentrarsi su penalizzanti ed a volte disincentivanti recuperi di imposte pregresse (e relativi sconti), un’idea al riguardo potrebbe essere invece quella di studiare convenienti formule remunerate per canalizzare i capitali rimpatriati verso attività produttive o di sviluppo.

Una prima ipotesi potrebbe essere quella di finanziare con apposite emissioni obbligazionarie riservate lo sviluppo infrastrutturale di cui il nostro Paese ha così forte ed urgente bisogno. Come non pensare al successo ottenuto in passato per la costruzione delle Autostrade…
In questo caso il rimpatrio dei capitali, oltre ad essere effettivamente utile, avrebbe anche una forte valenza di utilità sociale.

Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di strutturare un apposito titolo di Stato (magari sovranazionale per tranquillizzare anche i più”preoccupati”) con durata pluriennale e con precisi requisiti di liquidabilità e rendimento (magari anche cedolare). Ciò permetterebbe una immediata e rilevante riduzione del debito pubblico e delle aste future di collocamento, consentendo di concentrarsi con più attenzione alle inderogabili manovre di riduzione strutturale del fabbisogno finanziario dello Stato.

Tralascio ovviamente e volutamente ogni altra considerazione di qualsivoglia natura al riguardo in quanto quelle appena formulate vogliono essere solo due semplici riflessioni su come il nostro Paese potrebbe trarre enorme vantaggio da una visione meno punitiva e più concretamente opportunistica delle regole di rimpatrio dei capitali dall’estero.
Un cordiale saluto.
Corrado Latini

Caro Latini,
le sue sono due idee tanto semplici quanto concrete. La “voluntary disclosure” soltanto se sarà ben strutturata sarà davvero un affare per tutti: per il Paese, per i contribuenti evasori che hanno deciso di rimettersi in regola e per promotori finanziari e private banker. Altrimenti sarà un’occasione sprecata. E non possiamo proprio permettercene un’altra.
A.G.

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