Strategia dell’uovo fritto e private banking italiano

QUALCOSA E’ CAMBIATO – Confini sempre più fluidi, modelli di business sempre più convergenti e una crescente competizione ad armi pari su professionisti e clienti di “fascia alta”: che cosa sta accadendo nel settore del private banking italiano? Solo otto anni fa la competizione si sviluppava in modo ordinato, con private bank, divisioni private e reti di promotori finanziari impegnate a competere a distanza nei loro rispettivi e ben delimitati campi d’azione. Poi, lentamente, qualcosa è cambiato: prima Banca Generali, poi Azimut hanno sviluppato divisioni dedicate a professionisti e clientela private e adesso anche Finanza & Futuro lancia la sua Private Advisory Unit proprio mentre i due market leader (Intesa Sanpaolo Private Banking e Banca Fideuram), coraggiosamente convergono per creare IntesaSanPaolo Private, il terzo operatore europeo di private banking. Volendo usare un’immagine scherzosa, assistiamo alla messa in opera della strategia “uovo fritto”, in base alla quale, alcune delle reti storiche meglio posizionate, decidono di intraprendere con successo un percorso di crescente specializzazione nel servizio a clientela private sviluppando strutture dedicate, “corte” e più attrezzate sul piano tecnico e relazionale (il tuorlo dell’uovo appunto).

VOLUNTARY DISCLOSURE – Un fenomeno questo, destinato a cambiare profondamente la geografia del settore italiano del private banking e certamente da indagare e meglio comprendere, magari cominciando ad interrogarsi su cosa stia realmente cambiando nella proposizione di valore alla clientela di fascia alta e con quali benefici reali in termini di livello di servizio e di soddisfazione. Domande tanto più urgenti quanto più dovesse finalmente essere varata quella “voluntary disclosure” che consentendo di far rimpatriare in Italia ingenti capitali detenuti all’estero esigerà dagli operatori del private banking risposte “dedicate”, costruite su misura del singolo cliente e delle sue esigenze. Ma proprio sulla “voluntary disclosure” si sta riscontrando un allungamento dei tempi da parte del Parlamento, corredato di scontri neanche troppo latenti tra Ministero dell’economia da una parte e Ministero della giustizia dall’altra, a proposito del reato di autoriciclaggio che sarebbe la pistola puntata alla tempia dell’evasore per costringerlo a far rientrare i capitali. Lo stesso rallentamento che, mentre scriviamo, ha colpito anche l’istituzione dell’Albo unico della consulenza, pure approvato da un consiglio dei ministri e poi inabissatosi al momento del varo del decreto legge competitività. Se questo è il passo del governo Renzi sulle riforme reali e sui provvedimenti concreti c’è poco da consolarsi con la velocità con la quale – invece – lo stesso esecutivo vara riforme, come quella del Senato, che nulla hanno a che fare con l’economia e tantomeno rispondono alla profonda crisi economica in atto.

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