Da Goldman Sachs al Sudafrica: tutti pazzi per i bond islamici

L’EMISSIONE DEI SUKUK – L’interesse degli investitori si scalda per i bond islamici, ovvero i sukuk, gli investimenti conformi alla Sharia. Negli Stati Uniti Goldman Sachs si sta preparando a emettere il suo primo bond islamico: come riportato dal Financial Times, la potente banca d’affari di Wall Street incontrerà gli investitori del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti per obbligazioni quinquennali da 500 milioni di dollari. Secondo recenti stime di Moody’s Investor Service, nel 2014 le emissioni in essere in sukuk sono destinate sfiorare quota 300 miliardi di dollari, con più di un terzo emesse da Stati sovrani.

IN AFRICA – Non solo Stati Uniti quindi. Anche il Sudafrica vuole diventare il secondo Paese non musulmano a emettere sukuk per un ammontare di almeno 500 milioni di dollari. Il successo dell’emissione “islamica” del Regno Unito, la prima di un Paese occidentale, avvenuta in giugno con una raccolta di oltre 200 milioni di sterline, evidentemente è stata da esempio. Finora, in Africa solo Gambia e Sudan avevano emesso sukuk, per somme non stratosferiche. Ma la platea di fan dei bond islamici si sta allargando in fretta, per intercettare i ricchi flussi di liquidità mediorientali e asiatici finanziando le future infrastrutture del Continente africano.

EUROPA E ASIA – Anche l’Asia non sta a guardare. Il Governo di Hong Kong (rating tripla A) ha già iniziato il roadshow per il suo sukuk: toccherà Singapore, Kuala Lumpur, Dubai, Doha, Abu Dhabi e Londra. A curare l’emissione saranno HSBC, Standard Chartered, CIMB Group Holdings e la National Bank di Abu Dhabi. Quanto all’Europa, dopo Londra si sta muovendo il Lussemburgo, che sta effettuando alcune modifiche normative per raccogliere 200 milioni di euro con un bond islamico, finanziando infrastrutture.

IN ITALIA – E l’Italia? Qualcuno si sta già muovendo, come la società di servizi finanziari Azimut Holding. “Non siamo conosciuti nel mondo della finanza islamica”, spiega da Istanbul Giorgio Medda, ceo di AZ Global Management (sussidiaria turca di Azimut Holding), “ma in quattro mesi siamo riusciti a raccogliere 55 milioni di dollari con il nostro fondo Global Sukuk UCITS. Che peraltro non abbiamo ancora commercializzato in Asia e nei Paesi del Golfo”.

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