Solidità o crescita, il dilemma delle banche centrali

ANCORA AUMENTI IN ARRIVO PER LE BANCHE? – Le banche “troppo grandi per fallire” potrebbero aver bisogno ancora di 870 miliardi di dollari di capitale secondo le stime degli analisti di AllianceBernstein, ma anche no visto che secondo Barclays non dovrebbero aver necessità di più di 237 miliardi di dollari. La differenza è così ampia perché le proposte del Financial stability board (Fsb) delineano vari scenari in relazione alla percentuale di “asset ponderati per il rischio” che sarebbe opportuno coprire con capitale proprio.

QUALE SARA’ LA SOGLIA DI COPERTURA DEL RISCHIO?
– Gli 870 miliardi di cui parla AllianceBernstein rappresentano circa il 20% del totale degli asset a rischio attualmente nei bilanci della banche (stimati in 4,35 triliardi di dollari complessivi), mentre la cifra indicata dagli esperti di Barclays coprirebbe appena il 5,45% dell’importo. Sarà dunque critica la decisione che le autorità monetarie mondiali prenderanno in merito alle proposte del Fsb, ma in ogni caso probabilmente per le banche europee emergerà una maggiore necessità di fondi che non per gli istituti americani.

ALLE BANCHE EUROPEE SERVIRANNO PIU’ CAPITALI
– Secondo i calcoli di Barclays, ad esempio, Jp Morgan Chase e Wells Fargo potrebbero aver necessità di 127 miliardi di dollari per salire al 18% dei propri asset ponderati per il rischio, mentre Banco Santander e Bbva potrebbero da sole aver bisogno di 110 miliardi (di cui una novantina per il solo Banco Santander), con Bnp Paribas e Hsbc che potrebbero a loro volta dover rafforzare di 50-100 miliardi il proprio capitale e Barclays stessa tra i 25 e i 50 miliardi di dollari.

PIU’ CRESCITA O PIU’ SOLIDITA’ PATRIMONIALE?
– Si ripropone dunque il dilemma: avere banche più capitalizzate (tramite nuovi aumenti o cessione di asset) per evitare che in future crisi sia necessario effettuare nuovi salvataggi pubblici, o avere banche più liquide e pronte ad erogare nuovi prestiti alle imprese? In un momento di nuovo rallentamento economico in Europa e in Asia la risposta alla domanda potrebbe pesare anche sulla gestione del debito pubblico, che in Europa si sta contemporaneamente cercando di porre sotto controllo attraverso una repressione fiscale che ha finito con l’esacerbare la recessione dei paesi del Sud Europa.

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