La volatilità: cos’è davvero e come funziona

COSA DICONO GLI ESPERTI – L’economista David Cutler sostiene che al massimo metà delle variazioni nel prezzo complessivo delle azioni sono giustificabili dalla presenza di nuove informazioni. Jeremy Siegel, in “Rendimenti finanziari e strategie d’investimento”, ha concluso che solo in 30 delle 126 giornate nelle quali l’indice Dow Jones ha subito una variazione superiore al 5%, nel periodo compreso tra il 1885 ed il 2008, si sono verificati particolari eventi politici o economici. Nelle 10 maggiori variazioni giornaliere solo 2 possono essere attribuite a qualche evento specifico. Tra queste rientrano il +14,87% del 6 ottobre 1931, in occasione del piano di raccolta di 500 milioni di dollari per aiutare il sistema bancario varato dal presidente Hoover ed il +9,47% dell’11 febbraio 1932, legato alla liberalizzazione della politica di sconto della Fed. In generale la politica monetaria è responsabile di 4 delle 5 maggiori variazioni del mercato azionario statunitense per le quali si possa identificare un qualche evento specifico.

Per compiere un passo successivo nella comprensione della variazione dei mercati citiamo l’esperimento, riportato da Mark Buchanan, nel libro “Previsioni cosa possono insegnarci la fisica, la meteorologia e le scienze naturali sull’economia”, condotto da Bouchaud, fondatore della Capital Fund Management, insieme agli studenti della facoltà di fisica Augustin Lefèvre e Armand Joulin. Questi hanno rilevato che “il mercato influenzato dalle notizie rientra nella norma molto più velocemente di quello che si muove indipendentemente da esse”.

TUTTO IN 25 MINUTI – Nel dettaglio la volatilità del mercato ritorna nella norma, a seguito di uno shock provocato da nuove notizie, in circa venticinque minuti. Qualcosa di diverso avviene per gli eventi non collegati a nuove notizie. In questo caso, per shock della stessa dimensione, il mercato risente ancora dell’evento dopo venticinque minuti, ed anche dopo cento minuti la volatilità risulta piuttosto alta.  Il mercato si calma quindi più lentamente dopo un movimento violento non correlato a nuove notizie. Il team di ricercatori ha elaborato l’ipotesi secondo la quale un movimento violento, legato ad una nuova notizia, non scatena il panico. Operatori e investitori infatti, una volta compresa l’origine della variazione dei prezzi, possono effettuare le proprie analisi e scegliere quali strategie implementare. Al contrario, un evento non collegato ad alcuna notizia, come ad esempio il flash crash del 6 maggio 2010, provoca un effetto più significativo e duraturo, a seguito dell’incertezza che ne deriva.

I FATTI DELLE ULTIME SETTIMANE
– La correzione, effettuata dai mercati azionari nel corso delle ultime settimane, sembra rientrare nella casistica di un movimento violento non correlato a nuove notizie pertanto, estendendo a livello temporale i risultati dell’esperimento di Bouchaud, possiamo desumere che il rientro della volatilità, che ha visto l’indice VVIX (che misura la volatilità del più conosciuto indice VIX) superare i livelli raggiunti nel 2008 e 2010, non dovrebbe essere un processo di breve periodo.

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