Nessuna motivazione a favore di un rialzo del dollaro

POSIZIONAMENTO ISTITUZIONALE – Il cambio EurUsd, dopo essere stato protagonista di un 2014 estremamente direzionale, con un movimento ribassista iniziato da 1.40 e terminato in area 1.05, nel 2015 ha mantenuto un andamento laterale, ed infatti oggi si trova sugli stessi livelli di gennaio. Nel primo trimestre del 2015 il posizionamento degli operatori istituzionali era fortemente sbilanciamento su posizioni short, ed era quindi molto difficile che il dollaro avrebbe potuto guadagnare ulteriormente rispetto all’euro, dal momento che pressoché tutti i grandi operatori erano già carichi di contratti ribassisti in portafoglio. Quanto accaduto ha confermato esattamente queste considerazioni. “Il posizionamento attuale degli istituzionali vede ancora la presenza di molti contratti short, per questo risulta difficile ipotizzare che la quotazione possa trovare la forza ribassista di spingersi fino alla rottura dei minimi toccati a marzo di quest’anno, o almeno non prima di assistere alla chiusura di diversi contratti short (il che genererebbe un forte rimbalzo dei prezzi), prima di tornare ad accumulare posizioni in vendita che alimenterebbero un nuovo ribasso”, spiega Alessandro Bonetti, trader sul mercato dei cambi e fondatore, insieme al fratello Stefano, della Bonetti Financial, società di gestione patrimoniale con sede in Svizzera.

OPZIONI
– Se esaminiamo la tabella delle opzioni quotate al Chicago Board Options Exchange, notiamo come sulla scadenza di gennaio 2016, sullo strike 102 di FXE, sia presente una grossa operazione in vendita di opzioni PUTS. “Questo livello di Open Interest, ovvero dei contratti aperti, cosi estremamente carico di opzioni a supporto del prezzo (trattandosi di puts vendute) farebbe escludere con una certa sicurezza la possibilità che la quotazione si spinga fino a prezzi inferiori riuscendo così a rompere il supporto di 1.04”, prosegue Bonetti. Anche l’analisi delle opzioni, quindi, sembra dire con una certa forza che le probabilità di continuazione del trend ribassista dell’euro siano davvero poche.

INDICE BONETTI – Se analizziamo l’andamento sovrapposto del cambio EurUsd con l’indice Bonetti (un indicatore proprietario che misura il flusso di capitali tra la zona Euro e gli USA, indicato con la linea bianca nel grafico) si nota come da inizio 2015 si sia aperta una forte divergenza rialzista. L’indice Bonetti tende ad anticipare i movimenti sui cambi valutari ed in questo caso lascerebbe presagire un rafforzamento dell’Euro proprio in virtù del fatto che una maggiore quantità di capitali sta affluendo in Europa rispetto a quanto stia accadendo negli USA. “Dal punto di vista della politica monetaria della FED, che in molti ritengono il principale driver per i mercati nei prossimi mesi, a nostro parere vanno fatte due considerazioni. La prima è che il mercato ha già ampiamente scontato il fatto che i tassi di interesse sul dollaro nel breve periodo verranno alzati e, in secondo luogo, l’analisi dei FED Funds indica che ci sono solamente il 14% di possibilità di intervento della FED ad ottobre (tasso per il future di ottobre 0,14%) ed il 41% a dicembre (tasso per il future di dicembre 0,21%)”.



ANALISI GRAFICA
– Nel cambio EurUsd su time frame settimanale è presente un’evidente compressione della volatilità che ne ha raccolto l’intero movimento nel corso del 2015. “Perchè la direzionalità possa tornare su questo cambio diventa necessario che la quotazione riesca a rompere al rialzo (mantenendo una chiusura settimanale sopra 1.15) o al ribasso (chiudendo sotto la trend line di supporto visibile su time frame settimanale, ovvero sotto area 1.10), confermando la rottura attraverso una chiusura settimanale esterna rispetto all’area di compressione”. E’ molto difficile ipotizzare un ribasso che spinga i prezzi stabilmente sotto area 1.05. “Lo scenario quindi più probabile è che i rialzi di mercato continuino ad essere limitati fino a quando l’inflazione nella zona Euro si manterrà debole (gli ultimi dati mostrano un’Europa tornata in deflazione) dal momento che questo apre la possibilità all’ampliamento dell’attuale programma di Quantitative Easing della BCE.  Nel momento in cui si vedranno nuovi segni di incremento nei prezzi della zona Euro la strada al rialzo per EurUsd sarà allora aperta, fino a quel momento dovremmo invece rassegnarci ad un mercato laterale e privo di direzionalità”, conclude Bonetti.

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