La Casa della Consulenza e quel lavoro di squadra

UN ANNO STRAORDINARIO – La coincidenza realizzatasi lo scorso 22 dicembre è emblematica di un anno “straordinario” per il business della distribuzione dei servizi finanziari in Italia. Quel giorno, infatti, a Roma davanti alla Banca d’Italia in via Nazionale decine di risparmiatori inferociti urlavano e agitavano cartelli all’indirizzo del governatore della nostra banca centrale, Ignazio Visco. Erano solo alcuni dei tanti ritrovatisi con in mano carta straccia perché sono state loro vendute obbligazioni subordinate da quelle quattro banche salvate dal governo con provvedimento discutibile almeno nel modo, se non nella sostanza.

NASCE L’ALBO UNICO – Poche ore dopo, nello stesso giorno e sempre a Roma, l’aula del Senato approvava la Legge di Stabilità 2016, già Legge Finanziaria, che fra le tante disposizioni ne contiene una importante: la nascita dell’Albo Unico dei consulenti finanziari e il cambio di denominazione da “promotori finanziari” a “consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede”. Le sezioni dell’Albo saranno tre: oltre a quella degli ex pf (dove potranno entrare anche gli agenti assicurativi previo esame), vi sarà quella degli “autonomi” (questa la definizione che è emersa alla fine per gli indipendenti) e quella delle società di consulenza finanziaria. Le funzioni di vigilanza di primo livello, di cui attualmente è responsabile la Consob, passano all’organismo per la tenuta dell’Albo Unico dei consulenti finanziari. Va detto che la nascita della “Casa della Consulenza”, che pure ha avuto un cammino accidentato, è frutto di un bel lavoro di squadra fatto in primo luogo dall’Anasf del neoriconfermato presidente Maurizio Bufi, dall’Assoreti presieduta da Matteo Colafrancesco e guidata da Marco Tofanelli, dal fitto interloquire tra l’Apf presieduto da Carla Rabitti Bedogni e guidato da Joe Capobianco e le istituzioni. Sono poi emerse a supporto, poi, sensibilità politiche importanti oltre ad un’attenzione del Mef e un ammorbidimento di alcune posizioni di iniziale rigidità della Consob. Scompare il nome “promotore”, che sa tanto di garibaldina finanza in stile Anni Ottanta. Quella stessa, probabilmente, alla base anche di alcune politiche commerciali di banche che hanno venduto prodotti-bidone.

I PROMOTORI DIVENTANO CONSULENTI FINANZIARI – I “promotori” diventano, anche nel nome, quello che già sono, con competenza, da un lungo periodo: consulenti finanziari. E mai come oggi c’è bisogno di sempre maggior consulenza nella gestione dei risparmi. Consulenza che non può prescindere, a partire dalla scuola dell’obbligo, dall’educazione finanziaria del cittadino. Ma anche da una consapevolezza dalla quale il risparmiatore non può essere completamente esente, specialmente là dove sceglie in proprio, sia pure sotto il pressing dello sportellista. Decidere da soli di comprare un’obbligazione “subordinata” e non porsi la domanda quale può essere il rischio di un prodotto finanziario “subordinato a qualcosa” è pura semplice incoscienza. Gettare fango sugli intermediari è di moda, ma la demagogia e il populismo sono sempre cattivi consiglieri.

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