Viktor Nossek (WisdomTree Europe): ”Il prezzo del petrolio sarà ancora volatile”

Viktor Nossek  (nella foto a destra) con 14 anni di esperienza nella ricerca, si ѐ associato a WisdomTree Europe provenendo da Renaissance Asset Managers dove era head of research. La sua attività a WisdomTree Europe include ricerche e analisi macroeconomiche e tesi di investimento in relazione alla gamma attuale degli Etf Smart Beta Ucits ponderati in base ai fondamentali economici. Bluerating lo ha incontrato a Milano in occasione di un convegno di WisdomTree Europe & Flow Traders dal titolo “Investing in Commoditie

Il corso dei prezzi del petrolio è cambiato. Cosa sta succedendo?
I recenti rialzi del prezzo del greggio sono apparsi incoraggianti ma prima che la ripresa possa proseguire sarà forse necessaria un’evidente riduzione delle scorte nel secondo semestre del 2016. L’aumento del costo del capitale porrà probabilmente un freno alla produzione petrolifera, soprattutto negli Stati Uniti, alimentando ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi. Poi bisogna cercare di capire davvero le intenzioni dell’Arabia Saudita.

Il vertice di Doha ha sancito l’ennesimo fallimento delle trattative tra i paesi produttori. Nessun accordo per congelare la produzione di greggio, la cui offerta rischia persino di aumentare rispetto alla domanda. E ora?
Di fatto permane nel settore un eccesso di offerta, che potrebbe assottigliarsi più avanti fino a riequilibrarsi tra fine anno e i primi mesi del 2017 a meno che le ostilità non si traducano in un aumento della produzione da parte di alcuni paesi. Ma non nel breve periodo dove non vedrei una riduzione della produzione. Più in generale, ogni volta che c’è un summit dell’Opec il mercato si muove. C’è molta speculazione dietro a questo e, di conseguenza, molta volatilità sui mercati.

Cioè?
Basti pensare che il 27% dei contratti sul crude oil (tra future, option) sono condotti su base speculativa da parte perlopiù di hedge fund. Per questo la volatilità è destinata a rimanere alta. Quella annualizzata su base settimanale è di circa il 38%.

Cosa vi aspettate su un orizzonte a 12 mesi?
Preferiamo non dare target specifici. Anche la dinamica dell’inflazione è molto rilevante in materia. Negli ultimi anni la volatilità del prezzo del petrolio ha esercitato un’influenza notevole sui livelli di inflazione complessiva rappresentata dall’indice dei prezzi al consumo (Ipc), sia da un punto di vista inflativo che deflativo. Non possiamo sapere quale direzione imboccheranno i prezzi del greggio ma, d’ ora in poi, si pensa che non dovrebbe più succedere quanto è accaduto lo scorso anno. Se ipotizziamo che i prezzi petroliferi resteranno dove sono oggi, la pressione sull’inflazione complessiva dovrebbe essere sempre più allentata.

E l’oro?
I prezzi dell’oro potrebbero diminuire leggermente nel corso del 2016, nell’ipotesi che la Fed esegua altri due rialzi dei tassi nei prossimi 12 mesi e il dollaro Usa continui a rafforzarsi. Più in generale, il recente salto nel prezzo dell’oro, il più ampio dal 2011, è probabilmente un segnale del fatto che gli investitori stanno perdendo fede nelle soluzioni di investimento che adesso considerano troppo rischiose.

Come investire quindi nelle commodity e quale spazio dare al portafoglio?
Il modo migliore di investire in questa asset class è di farlo puntando a un basket di commodity e non alle commodity prese singolarmente. La correlazione tra loro, infatti, è molto bassa (intorno allo 0,5%) quindi, diversificando si possono cogliere le migliori occasioni, aumentando la performance, riducendo il rischio. In un portafoglio bilanciato che si muove tra azioni e obbligazioni, destinerei un 5% al settore in questione. Il livello di ingresso, in questa fase, è molto interessante, dato che pare che l’outlook macro si sta rivelando più stabile rispetto allo scorso anno e ai mesi passati e più stabile si sta rivelando anche la domanda globale. I prezzi delle commodity sono bassi e c’è valore. Si tratta però di un investimento che ha un orizzonte tra i 5 e i 10 anni.

Gli investitori istituzionali hanno aumentato l’appetito nei confronti di questa asset class rispetto al passato. Come mai?
Perché, per la prima volta, l’asset class obbligazionaria, non è più esente da rischio e quindi l’investimento in commodity, in un’ottica di diversificazione, appare più stabile e più redditizio.

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