VICISSITUDINI DI VENETO BANCA PESANO SU BANCO POPOLARE – A un’ora dal termine della seduta regolare di borsa Banco Popolare accelera al ribasso e sfiora un calo del 5% col titolo appena sopra i 4,56 euro per azione, dopo che sono passati di mano 5,6 milioni di pezzi. Ad influenzare negativamente l’umore degli investitori è il timore che dopo il flop dell’aumento da 1,5 miliardi di BpVi anche l’aumento da 1 miliardo di Veneto Banca non vedrà praticamente alcuna adesione da parte del pubblico neppure al minimo della forchetta indicativa (0,1 euro per azione) e dovrà dunque essere sottoscritto dal fondo Atlante che, come già fatto con Unicredit, ha sottoscritto un accordo per subentrare nella garanzia di collocamento a Intesa Sanpaolo.
ATLANTE RISCHIA DI FINIRE FONDI PER SOTTOSCRIVERE AUMENTI – Se questo si verificasse non ci sarebbe l’auspicato recupero di fiducia nel comparto bancario e le cose rischierebbero di mettersi male anche per Banco Popolare, che in vista della fusione con Bpm deve preventivamente raccogliere 1 miliardo di euro sul mercato (in questo caso assistito da Mediobanca e Bank of America Merrill Lynch). Da inizio anno Banco Popolare perde il 65%, mentre sui 12 mesi la perdita sfiora il 70% e con una capitalizzazione che fatica a risollevarsi dagli 1,7 miliardi di euro l’aumento si presenta già ora fortemente diluitivo. Ma il fondo Atlante, che ha raccolto 4,2 miliardi e non 6 miliardi come auspicato, se dovesse integralmente sottoscrivere la ricapitalizzazione di Banco Popolare ha a disposizione per sottoscrivere aumenti bancari poco più di 2,9 miliardi, essendo il 30% del patrimonio dedicato alla sottoscrizione di tranche junior di Npl cartolarizzati, quindi non potrebbe sottoscrivere che meno della metà dell’aumento di Banco Popolare, cosa che inizia ad agitare gli investitori.