Cominotto (Gam): “Il petrolio può tornare a 55-60 dolalri al barile”

PRODUZIONE IN CALO – Nell’ultimo anno la produzione di petrolio è diminuita di circa un milione di barili al giorno. “Tale flessione” sottolinea in un commento Roberto Cominotto, gestore del fondo Julius Baer Multistock – Energy Fund di Gam, “combinata con importanti distorsioni di domanda e offerta in varie aree geografiche su scala globale, ha nei fatti riportato il mercato del petrolio in equilibrio prima di quanto ci aspettassimo”. In Iran, sottolinea il gestore, l’incremento della produzione è avvenuto ad un ritmo più rapido rispetto alle previsioni di molti attori del mercato ma, tuttavia, negli ultimi due mesi la spinta ha rallentato entrando in una fase di stallo. “Nel corso dei prossimi due mesi” scrive Cominotto , “mentre ci attendiamo un contesto di crescita, è probabile che si paleserà in maniera più graduale a causa di limiti infrastrutturali”. Nel frattempo la domanda di petrolio è in crescita a livello globale, in special modo per quanto riguarda i mercati emergenti: le importazioni cinesi hanno toccato livelli record ed anche la domanda indiana ha sorpreso al rialzo nel primo trimestre dell’anno. Ad oggi l’India conta per il 25% della crescita della domanda globale, avendo di fatto superato la Cina come il principale contributore alla crescita. La crescita della domanda indiana ha ancora spazio per rafforzarsi, soprattutto grazie alla popolazione numerosissima e alla scarsa diffusione delle automobili, solo un quinto rispetto alla Cina.

RIPRESA DURATURA – “Guardando ai prossimi 6-9 mesi”, scrive Cominotto “ riteniamo che il mercato del petrolio sarà in una condizione di equilibrio al netto di qualche fluttuazione stagionale. Riteniamo anche che la produzione statunitense continuerà a calare fino alla fine del 2016, di pari passo alla diminuzione della produzione in Paesi come Venezuela, Messico, Colombia, Cina e Nigeria. Dal nostro punto di vista, riteniamo che il focus del mercato si sposterà presto a quanto accadrà il prossimo anno, nel quale ci aspettiamo un deficit dal lato dell’offerta. L’anno prossimo prevediamo che la produzione statunitense inizierà a crescere di nuovo in maniera moderata, ma anche che le conseguenze dei tagli agli investimenti nel settore cominceranno ad avere effetti anche sul resto del mondo”. E’ probabile che la quota di produzione convenzionale diminuirà nel 2017, soprattutto per il taglio numero di impianti di trivellazione in funzione. “Di conseguenza”, scrive ancora Cominotto, “ci aspettiamo che i prezzi si dirigano verso i 55 dollari al barile per la fine dell’anno, arrivando in area 60 dollari nel 2017”.

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