Franco (Ubi Pramerica): “Perché preferiamo le strategie bilanciate”

MERCATI TONICI – “La situazione creatasi dopo il risultato del referendum sulla Brexit ha incrementato la complessità dei diversi ambiti, sui mercati, nella politica, nella politica economica, nel macroscenario e la velocità con la quale questi interagiscono tra di loro”. E’ l’opinione di Emilio Franco, vice direttore generale e responsabile degli Investimentidi Ubi Pramerica sgr, espressa nel suo consueto outlook mensile sui mercati, dove spiega anche le sue scelte di asset allocation. “I timori di un eventuale restringimento significativo delle condizioni finanziarie post- Brexit non si sono materializzati, come confermato anche dalle recenti survey sui Lending Standards delle banche dell’Eurozona”, scrive Franco, “ma le aspettative sull’inflazione futura rimangono basse e in calo”. “Dopo la prima fase di risk-off sui mercati”, continua il gestore, “gli effetti della Brexit hanno lasciato alcuni feriti sul campo, ad esempio la Sterlina, che si è deprezzata ed è rimasta debole anche nelle settimane successive. Nello stesso periodo lo Yen, valuta per antonomasia favorita dagli investitori nelle fasi di risk-off, si è apprezzato ed è rimasto forte. Le banche dell’Eurozona, in particolare quelle italiane, sono state lette dal mercato come l’anello debole in un contesto di eventuale deterioramento macroeconomico e politico”. “Il momentum dei mercati è misto e in miglioramento”, aggiunge Franco, “il mercato azionario statunitense è su nuovi massimi storici, confermando la nostra lettura di un bear market “non recessivo”, ormai probabilmente terminato. I mercati azionari dell’Eurozona e del Giappone sono in una fase orso di lungo periodo, mentre il mercato obbligazionario governativo, in particolare quelli core, quello corporate e l’high yield rimangono in una fase di bull market. Il sentiment segnala ancora un basso appetito per il rischio, con i fondi, long only ed hedge, scarsamente investiti in azioni e con livelli di liquidità che non si vedevano dal 2001”.

AZIONI SI’, MA CON PRUDENZA – Il quadro, per gli investitori, secondo Franco “è ancora caratterizzato da un’elevata correlazione tra asset class, che reagiscono a pochi fattori che ne spiegano i movimenti. L’investitore, in questo contesto, deve ricercare la diversificazione più ampia possibile, anche per strategie e per fattori di performance, oltre a quella classica (geografica, valutaria o di altro tipo). I rendimenti attesi di diverse asset class risultano molto compressi, anche a causa dell’azione delle autorità monetarie. Il confronto tra il rendimento del mercato azionario e quello governativo sottolinea l’elevato valore offerto dalle azioni nel lungo periodo. Anche gli utili aziendali in miglioramento e il posizionamento cauto degli investitori conducono al mantenimento delle posizioni lunghe in azioni. Il quadro di maggiore incertezza – e ricco di incognite – spinge invece ad ampliare la diversificazione azionaria, anche verso i paesi emergenti, sostenuti dalla stabilizzazione del dollaro e dai flussi di investimento.Le obbligazioni governative “core” (Bund e Treasury) sono invece care rispetto sia alla dinamica ciclica sia ai rendimenti storici. I titoli governativi dei Paesi periferici e il mondo corporate ddell’Eurozona restano supportati dall’azione della Bce. Continuiamo a preferire l’high yield dell’Eurozona e l’Investment Grade negli Stati Uniti”. “Per quanto riguarda le valute”, conclude il gestore di Ubi Pramerica, “manteniamo un giudizio positivo sul dollaro nel lungo periodo. Il posizionamento è però tatticamente neutrale sia sulla valuta statunitense sia sullo yen. I prodotti che possono consentire di catturare un premio importante di rendimento, secondo Franco, sono quelli azionari purché ne venga attenuata la volatilità per mezzo di piani di accumulo e di strategie bilanciate.

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