Piazza Affari: bene Mps, su Poste Italiane pesa ipotesi Pioneer

MILANO AVANTI PIANO – Piazza Affari avanti piano stamane, in attesa dell’esito della riunione del board della Bce, che diffonderà anche le stime aggiornate su inflazione e crescita dell’Eurozona. Dopo un’ora abbondante di lavoro il Ftse Mib guadagna lo 0,25%, il Ftse Italia All-Share segna +0,26% e il Ftse Italia Star oscilla a +0,18%, dopo che al termine di una seduta contrastata Wall Street, ieri sera, aveva visto gli indici rimanere vicino ai livelli della vigilia (con l’S&P500 a un passo dai massimi storici e il Nasdaq che ha migliorato leggermente il suo record), mentre stamane Tokyo ha visto il Nikkei225 chiudere in calo dello 0,32%, poco sotto i 17 mila yen.

MPS RIMBALZA – Tra le blue chip di Piazza Affari si mettono in luce Mps, che sfiora il +3% dopo che Morgan Stanley ha migliorato il rating sull’istituto a “equalweight” (peso in linea con gli indici) da “underweight” (sotto pesare il titolo in portafoglio), rimuovendo tuttavia il target price “data la vasta gamma di risultati a cui si potrebbe arrivare dopo l’annuncio della ristrutturazione e l’incertezza sulla posizione di capitale”. Bene anche Salvatore Ferragamo (+2,5%), favorito da un ritorno d’interesse per i titoli del lusso dopo alcune sedute sottotono. Perde invece quota Ferrari (-1,3%) su cui scattano prese di profitto dopo la buona seduta di ieri.

POSTE ITALIANE FRENA – Negativa anche Poste Italiane, che alcune indiscrezioni vogliono interessata all’acquisto di Pioneer Investments (le offerte non vincolanti dovrebbero essere presentate a Unicredit entro fine mese). Al riguardo Equita Sim nota come “dal punto di vista strategico l’acquisizione di Pioneer sarebbe coerente con il piano industriale di Poste Italiane” che prevede un progressivo incremento del peso dell’asset management. Se la valutazione di Pioneer Investments non superasse i 2,5-3 miliardi di euro, l’acquisto del 70% (anche nell’ipotesi di un’integrazione con Banco Santander Asset Management il gruppo Unicredit avrebbe mantenuto una partecipazione del 30%) non dovrebbe costare più di 2 miliardi, “oltre il quale secondo noi sarebbe richiesta una ricapitalizzazione dato un Debt/Ebitda target di 1,5 volte”. Non è tuttavia da escludere, concludono gli analisti, un intervento anche di Cassa depositi e prestiti, “interessata a diversificare il proprio portafoglio”.

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