La temuta data del 3 gennaio 2018 è arrivata. Ecco quali sono i primi effetti manifesti della Mifid 2 nell’industria secondo Eugenio de Vito (nella foto), amministratore delegato e partner di 4Timing Sim, società autorizzata da Consob nel gennaio 2016 alla gestione e alla consulenza finanziaria che si rivolge a clienti istituzionali e privati.
Qual è la sensazione che aleggia?
Quella di un déjà vu. A guardare le reazioni sul mercato e la variazione dell’offerta ai clienti mi sembra di rivivere il 1994 quando, agli esordi del mio mestiere, capii l’origine della denominazione promotore finanziario. Gli ordini di scuderia erano molto semplici: proporre i pochi fondi di casa e le gestioni patrimoniali. Negli anni, sia a causa degli scarsi risultati di queste ultime, sia per una sempre maggiore spinta concorrenziale, si arrivò alla necessità di non offrire soltanto prodotti captive e di aprire le proprie porte al sistema del risparmio gestito 4.0: il multibrand metteva le ali al promotore, finalmente in condizione di sentirsi, ancor prima che la legge di stabilità 2016 ne cambiasse la denominazione, non più un venditore di prodotti ma un consulente, capace di coniugare le esigenze del cliente con le tendenze dei mercati finanziari. Oggi, in risposta agli stringenti limiti che la Mifid 2 impone, la soluzione ottimale che buona parte del sistema distributivo sta individuando è la dissuasione dall’utilizzo di singoli strumenti finanziari per strumenti assicurativi di ramo III e soprattutto per le care vecchie gestioni patrimoniali standardizzate.
Bene la trasparenza in termini di costi e a responsabilizzazione degli intermediari. Ma non mancheranno appesantimenti burocratici e limitazioni. Come la vede?
Qui si introduce uno degli aspetti fondamentali e in forte rottura con il passato: la product governance, che accresce la protezione per gli investitori sin dalla fase di ideazione del prodotto e non soltanto al momento della firma del contratto. Ora per collocare determinati prodotti finanziari in linea con il profilo di adeguatezza, i produttori devono pre-individuare le tipologie di clienti cui un determinato prodotto potrà essere offerto e a definire la strategia di distribuzione e i canali di vendita. E poi c’è l’obbligo per i distributori di implementare strategie distributive appropriate, di produrre un flusso informativo continuo tra distributore e produttore e un’attenta e dettagliata analisi di costi e benefici per ogni proposta di cambiamenti nel portafoglio. Questo comporta un forte condizionamento dell’attività di distributori e consulenti, con un presumibile incremento di costi e presìdi, nonché un restringimento dell’universo investibile. Proiettando nuovamente consulenti e clienti nel mercato del risparmio degli anni ‘90, tra ingessati portafogli modello e obsolete gestioni patrimoniali.
In che modo, allora, i consulenti possono avvantaggiarsi con la Mifid 2?
Da anni diffondiamo il concetto dell’Alpha del Consulente, ossia la capacità effettiva per il professionista di creare un valore aggiunto, per sé stesso e per i propri clienti, lavorando sulle due principali leve che oggi minano la sua professionalità: il perpetuo conflitto d’interesse e la gestione finanziaria e comportamentale del cliente. Allineare i propri obiettivi a quelli del cliente prescindendo dagli strumenti utilizzati, avere accesso a modelli gestionali e di controllo del rischio che siano condivisi e personalizzabili, creare soluzioni patrimoniali strutturate insieme a un network di intermediari e professionisti di rilievo, sono aspetti che concederanno al consulente di slegarsi da un obsoleto concetto di produzione finanziaria ed evolvere la propria professionalità, facendo realmente la differenza nella relazione con il cliente. In questo modo abbiamo recepito la Mifid 2 in 4Timing Sim, come reale opportunità di business e non come una costrizione.