Parole che pesano come macigni

Dopo un giorno di festa la Cina riapre le contrattazioni con un terribile mal di testa e con l’idea che gli Stati Uniti non possano fare a meno di cominciare a rialzare i tassi.

E’ stata una giornata campale quella di ieri, giornata che ha visto sfilare molti attori protagonisti sul palco : da Bush a Trichet a Paulson a Barack Obama, che ha dato fuoco alle polveri della volata finale per la Casa Bianca proponendo di tassare i profitti inattesi delle società petrolifere, ossia qualcosa di analogo alla tassa Robin Hood allo studio anche in Italia.

“Farò pagare società come la Exxon sugli extra-profitti provocati dal rialzo del prezzo del petrolio per aiutare le famiglie a pagare le bollette dell’energia salite a livelli astronomici e altri conti della spesa” ha detto, dimenticando per un attimo l’attacco al Iran, che peraltro è una figurina che Bush proverà a giocare in questi giorni sui tavoli europei.
Lo ascolterà qualcuno o gli sorrideranno, annuiranno, prenderanno tempo e gli daranno una pacca sulla spalla come quella che si da al nonnetto che racconta sempre la solita storia di quando lui era in guerra ?

Giusto ieri il ministero degli esteri russo ha definito inaccettabile e controproduttiva l’idea avanzata nei giorni scorsi dal
vicepremier israeliano Shaul Mofaz sull’inevitabilità di un attacco israeliano contro l’Iran.




“Bisogna rendersi conto che le conseguenze di un tale passo per la stabilità di quella regione già piena di focolai di crisi sarebbero inevitabilmente catastrofiche”, ha detto un portavoce del ministero, “L’unica alternativa è il negoziato”. E i russi hanno le bombe, quelle vere non quelle che poi non si trovano e hanno fior di contratti appena stilati per sfruttare il gas iraniano.

E intanto che Bush rappresenta il suo spettacolo dalle nostre parti, l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue, Javier Solana, si recherà a Teheran, probabilmente questo fine settimana, per presentare un pacchetto di incentivi che la comunità internazionale proverà ad offrire all’Iran in cambio dello stop ai suoi programmi di arricchimento dell’uranio.

E il petrolio? Il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Khan, francese ma benvoluto dagli americani, ha appena dichiarato che “È possibile che il prezzo del petrolio arrivi a 200 dollari entro la fine dell’anno” o più precisamente ha dichiarato “Se la domanda è: è possibile che un barile arrivi a 200 dollari entro la fine dell’anno come alcuni esperti dicono? Certo che è possibile”.

Ormai è un continuo gioco di dichiarazioni e di parole. E possibile che l’umanità scompaia come i dinosauri per colpa di un meteorite? Se lo chiedono a me, non posso che rispondere “Certo che è possibile”. E possibile ma poco probabile, come che il petrolio vada subito a 200 dollari nel caso in cui il governo americano la smetta di inondare il mondo di dollari svalutati.

Intanto l’Arabia Saudita, il maggior paese esportatore di petrolio, annuncia la convocazione di una riunione fra i paesi produttori e quelli consumatori di greggio per studiare le cause della fiammata dei prezzi in corso.

Il consiglio dei ministri sauditi, riunito sotto la presidenza di re Abdallah, ha incaricato il ministro del petrolio Ali Al-Nouaimi di “convocare un incontro fra i rappresentanti dei paesi produttori, di quelli consumatori e delle società che operano nella produzione, esportazione e vendita di greggio”.

Combineranno qualcosa di buono ? Per intanto i mercati azionari scendono con il prezzo del petrolio che segue il cambio euro/dollaro. Poi si vedrà.

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