Tempi duri per il settore europeo del credito al consumo

L’indagine “Consumer Finance in Europe, Back to Reality” mette in evidenza come la più difficile situazione economica stia originando minori margini di guadagno e un aumento delle perdite. Tutto ciò, insieme a una normativa che va facendosi più rigida, ha fatto sì che la crescita composta su base annua calasse dal massimo del 9% del 2006 ad appena il 5%.
 

Giovanni Viani (nella foto), responsabile dell’ufficio italiano di Oliver Wyman, ha detto: “L’anno scorso abbiamo assistito a un’inversione di tendenza nel settore europeo del credito al consumo in quanto alcuni mercati maturi sono giunti alla saturazione e il clima economico generale è peggiorato. Questi cambiamenti rappresentano una sfida per il settore e comporteranno una radicale trasformazione dell’industria”
 

Il report evidenzia che:

  • Dal 2004, i margini lordi nel settore del credito al consumo sono scesi del 12%, a causa di un calo medio del tasso effettivo d’interesse del 5% annuo registrato fra il 2004 e il 2006 e a un aumento dei costi di finanziamento pari al 9% registrato nello stesso periodo;  
  • Le perdite sono cresciute del 30% rispetto al 2004, a causa del peggioramento delle condizioni economiche generali e del crescente peso di fasce di mercato e canali di distribuzione più esposti a rischi. In alcuni paesi, in particolare Regno Unito, Irlanda e Spagna, è elevata la possibilità che si vada incontro a un ulteriore deterioramento della qualità del credito;  
  • In alcuni mercati evoluti i finanziamenti al punto vendita sono diventati un prodotto non redditizio, in conseguenza della maggior forza contrattuale dei dealers;  
  • Le normative, soprattutto la nuova direttiva UE sul credito al consumo, potrebbero
    avere un effetto negativo sui profitti del settore, a causa dell’aumento della
    concorrenza sui prezzi ed ai più rigidi vincoli amministrativi.

Alla luce di questo scenario, Oliver Wyman si aspetta alcuni significativi cambiamenti nel settore. A livello europeo, si prevede un consolidamento dell’industria sia a livello generale che dei singoli mercati.

Entro il 2015, le maggiori dieci società gestiranno circa 3mila miliardi di impieghi e la loro quota di mercato passerà dall’attuale 25% al 40%. Le società europee candidate a guidare questo processo di consolidamento sono Santander, Crédit Agricole, BNP Paribas e Société Générale, già ben consolidate a livello europeo.

Oliver Wyman, inoltre, prevede un aumento degli investimenti nei mercati emergenti, ricchi di potenzialità, con l’obiettivo di trarre vantaggio dalla loro forte crescita.

Viani ha aggiunto: “Nei prossimi cinque anni, Stati Uniti ed Europa perderanno almeno il 10% della loro quota di mercato a livello globale, mentre aree geografiche più dinamiche (Cina, America Latina, Turchia, Russia e India) l’aumenteranno dal 18% del 2008 al 27% del 2012. In particolare i paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) sperimenteranno una crescita annua fra il 20% e il 30% e i profitti cresceranno a un ritmo ancora più elevato”

Gli operatori cercheranno fonti di crescita anche su nuove fasce di clientela – immigrati, giovani e pensionati – e investiranno per migliorare in efficienza attraverso una maggiore automazione dei processi e un consolidamento delle attività amministrative. La gestione del credito non performing, finora poco considerata, sarà oggetto di crescente attenzione.

Il report mette anche in evidenza anche come alcune società stiano cercando di estendere la gamma di prodotti finanziari, ad esempio mutui, anche se non è ancora chiaro se la convergenza di prestiti e mutui diventerà una tendenza più generalizzata.


 

Infine due nuovi fattori influenzeranno l’evoluzione futura dei mercati; i nuovi modelli di pagamento elettronici non bancari (mobile payments, internet payments) ed il microcredito potranno infatti sottrarre spazio di mercato agli operatori tradizionali.
 

“Per quanto riguarda l’Italia” aggiunge Viani, “stiamo assistendo a una rapida evoluzione del mercato, che assume il profilo dei mercati europei più maturi nonostante una penetrazione dei prodotti sulla base clientela italiana ancora contenuta. In un anno e mezzo abbiamo assistito a un sostanziale consolidamento dell’offerta attraverso operazioni di fusione, anche per far fronte alla concentrazione dei margini reddituali che si è verificata anche da noi”.

“Le dinamiche in corso – contrazione dei margini per gli operatori, maggiore attenzione a questo mercato da parte delle banche, regolamentazione più rigida – disegnano un quadro complessivo più vantaggioso per i clienti finali, che beneficeranno di maggiori opportunità di offerta e condizioni più competitive”, prosegue Viani.
 
”Per gli operatori si delinea un mercato sostanzialmente più difficile, nel quale le banche diventeranno più attive sui propri clienti, mentre gli specialisti dovranno competere sempre più attraverso innovazione di offerta, velocità d’intervento, presidio efficace del canale dei dealer e sviluppo di capacità di consulenza alla clientela”.
 

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