Oltre il petrolio

La Hong Kong Securities and Futures Commission, ha appena comunicato che sta studiando la possibilità di quotare reciprocamente i propri exchange-traded funds sia ad Hong Kong che a Taiwan e il Consiglio dei ministri dell’Ue ha definitivamente adottato l’intesa raggiunta dal vertice europeo della scorsa settimana per revocare le sanzioni nei confronti di Cuba.

Alle precedenti aggiungiamoci pure la notizia riguardante la Cina che ha chiuso un sito web nazionalista che aveva criticato l’atteggiamento del governo verso il Giappone, considerato troppo morbido e che bollavano il recente accordo tra Pechino e Tokyo sullo sfruttamento congiunto dei giacimenti di gas nel Mar del Giappone orientale, definendolo “suicida” per la Cina.

Sono solo piccoli segnali, ma in un momento di grande incertezza come quello odierno lasciano intendere che nessun paese può più permettersi di trascinare all’infinito vecchie ruggini e che è ora di percorrere nuove strade.

Immaginatela la capitalizzazione e la forza di una borsa comune che riunisca Cina, Taiwan e Hong Kong. Oppure immaginate una piattaforma di sviluppo tecnologica di eccellenza che riunisca Cina e Giappone, anche sul fronte delle energie alternative.

Riuscite a intravedere in Asia una strada per provare a dimenticare le follie dei subprime e lo strapotere delle banche d’affari?

Io si.

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