Stati Uniti: il mercato delle grandi occasioni

Quello che fino a pochi anni fa era un’operazione impensabile, ora sembra possibile per tutti o per lo meno per molti. Riuscire a comprarsi una casa stile “Friends” in pieno Greenwich Village costa ormai come un trilocale nel centro di Milano. Se aggiungiamo che il mercato degli affitti nella città di New York è molto più vivace di quello milanese ‘scatta’ pure l’affare.

“Negli ultimi due anni il volume delle transazioni immobiliari verso le piazze di Manhattan e Miami è cresciuto di oltre il 50%” spiega a Bluerating, Gianfranco Agnello, International Sales Director Italy di House & Loft. “I motivi che spingono gli investitori italiani a puntare sul mercato statunitense sono sotto gli occhi di tutti” puntualizza Agnello, la cui agenzia da due anni ha avviato una divisione International proprio per far fronte alla forte richiesta di immobili all’estero.

In effetti il dollaro debole, l’opportunità di fare un buon investimento attraverso la locazione e perché no, togliersi lo sfizio di avere un “Pied a terre” nella Grande Mela, sono solo alcuni dei drivers che sostengono un mercato pressoché sconosciuto agli italiani.  “Il nostro cliente tipo oggi preferisce investire in immobili che in azioni; se aggiungiamo che il mercato degli affitti a New York è particolarmente vivace, è ovvio che chi può permetterselo non ci pensa due volte a comprare”.

Cosa comprano gli italiani

Solitamente il mercato riservato agli stranieri (compresi gli italiani) è caratterizzato da appartamenti ricavati in ‘building’ presenti nelle zone più giovani e vivaci della città: “gli immobili che trattiamo vanno dalle metrature più piccole (i cosidetti studio con una superficie di 40-50 mq) fino alle penthouse da mille e una notte”,  in media i prezzi vanno da un minimo di 600 mila dollari ( 377mila euro circa) fino a qualche milione per le metrature più importanti.

Gli appartamenti spesso sono di nuovissima realizzazione e il tempo di consegna può essere di sei mesi come di un anno: “gli edifici di nuova costruzione sorgono principalmente nelle aree dove è stato  possibile convertire ex uffici in abitazioni – questi edifici non sono dei semplici condomini ma veri e propri luoghi del vivere, arredati e concepiti da star dell’arredamento e della moda”.

Le zone dove acquistare

Alcune zone di Manhattan, coinvolte nella tragedia dell’11 settembre, oggi godono di particolari incentivi statali che si concretizzano nel posporre le tasse da pagare sull’immobile: “tutta la zona del Financial District (una delle più colpite dal crollo delle torri gemelle ndr) gode oggi di forti agevolazioni fiscali che permettono al proprietario di pagare le tasse sull’immobile dopo 10 anni dall’acquisto. Ma anche un volta raggiunto questo arco di tempo, lo stato permette una sorta di rateizzazione delle tasse negli anni a seguire” conclude Agnello.


Ma non sono solo i piccoli immobiliaristi “fai da te” a buttarsi nella mischia: anche oligarchi e petrolieri possono oggi comprarsi proprietà da capogiro degne di un re.

E’ il caso del solito Roman Abramovich, patron del Chelsea nonché chiaccheratissimo uomo d’affari russo, che da poco si è aggiudicato un lotto da 80 acri in Colorado. Costo 36,4 milioni di dollari, pari a 23,4 milioni di euro.

Ma la smania immobiliarista non si ferma qui: Dmitry Rybolovlev, altro russo da diversi miliardi di dollari,  ha infatti raggiunto un accordo con l’uomo d’affari e showman americano Donald Trump.  Oggetto del contendere la Maison de L’Amitié (nella foto) villa faraonica di Trump a Palm Beach (Florida) ceduta per la cifra record di 100 milioni di dollari.

Chiude il cerchio un’operazione immobiliare dei giorni scorsi e che ha visto il passaggio di mano del Chrysler Building alla società immobiliare dietro cui si cela il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti.

A vendere è stata la società immobiliare, Tishman Speyer Properties, che per 800 milioni di dollari cede il 75% del palazzo del 1930, icona dell’Art Deco (e forse di tutta New York). Tra i proprietari del Chrysler c’e’ anche il Fondo Michelangelo del gruppo italiano Sorgente. La vendita del Chrysler permette al gruppo italiano di ottenere una buona plusvalenza, liberando fondi da reinvestire in un altro storico immobile della Grande Mela, il Flatiron, di cui sta acquisendo il controllo.

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