Consulenza sì, ma per pochi eletti

“E’ necessario favorire lo sviluppo dell’attività di consulenza. Tale attività deve essere in grado di indirizzare le scelte del cliente, perseguendone gli interessi e rispettandone la propensione al rischio. Come dimostra l’esperienza nei paesi anglosassoni, possono svolgere un ruolo importante i consulenti indipendenti, siano essi persone fisiche o intermediari […].

Lo sviluppo dell’attività di consulenza potrebbe trarre beneficio dalla creazione – attraverso iniziative degli intermediari, eventualmente in collaborazione con i gestori dei mercati – di piattaforme elettroniche/telematiche, nelle quali sia possibile sottoscrivere o chiedere il rimborso delle quote di fondi comuni direttamente in contropartita con la SGR oppure per il tramite di un intermediario non necessariamente legato alla SGR con un contratto di collocamento […].

L’attività dei consulenti indipendenti tenderà inevitabilmente a rivolgersi, soprattutto all’inizio, a un pubblico relativamente ristretto”.


Bastano poche frasi al Gruppo di lavoro sui fondi comuni italiani promosso da Banca d’Italia per chiarire l’importanza della consulenza finanziaria nel futuro dell’industria del risparmio gestito. Una consulenza che viene definita esplicitamente “indipendente” e che all’inizio rischia però di rivolgersi, inevitabilmente a pochi eletti. E non è un caso che negli ultimi tre mesi, tra le società che si sono trasformate in SIM spicchino proprio i family office, famosi per il servizio di “consulenza” (appunto) offerto alle grandi famiglie imprenditoriali.

Tosetti Value SIM, di Dario Tosetti, e Secofind SIM, della famiglia Zambon, sono solo gli ultimi due esempi di quella tendenza indicata dallo stesso gruppo di lavoro promosso dal governatore Mario Draghi. Ma per risollevare le sorti del risparmio gestito italiano sarà importante che la consulenza entra finalmente in banca.

“Data l’assoluta predominanza delle reti bancarie – si legge nel rapporto di Banca d’Italia – è da queste innanzitutto che deve venire una riqualificazione dell’offerta. L’obiettivo primario è quello di accrescere l’assistenza ai clienti, anche attraverso l’offerta del servizio di consulenza”. E quando si parla di clienti non si fa distinzione di patrimonio.

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