Asset management: i tempi cambiano

Con il fiorire di nuovi player sulla scena finanziaria internazionale (fondi sovrani, private equity, fondi hedge) l’industria dell’asset management subirà profonde trasformazioni. Questa teoria, riporata sulle pagine del Financial times, cita alcuni studi di Michael J. Mauboussin, Chief Investment Strategist presso Legg Mason Capital Management.

Se infatti negli anni ottanta due terzi del mercato azionario statunitense era nelle mani dei privati investitori, questa percentuale è scesa al 25% negli anni novanta mentre, oggi, più delle metà del mercato azionario è controllato dagli istituzionali.

Il maggior peso degli isituzionali nei mecati finanziari è dimostrato anche dalle performance di Borsa. Negli anni ottanta, infatti, le cosiddette large cap hanno sovraperformato small e mid cap di quasi 430 punti base per anno.  Il motivo? il fiume di denaro che veniva riversato in questi titoli dai fondi comuni.

Sul finire degli anni novanta, invece,  l’entrata in scenda dei fondi hedge è stato seguito da una sovraperformance dei titoli a media e piccola capitalizzazione (preferiti dai gestori hedge perché meno ‘istituzionalizzati’).

Oggi la situazione è cambiata nuovamente. Con lo spostamento del potere economico verso l’area asiatica e l’ingresso sulla scena internazionale dei fondi sovrani, le nuove fonti di denaro hanno cambiato indirizzo. Non solo, esaurite le opportunità di investimento sia nel settore big che delle small cap, il prossimo decennio dovrebbe essere caratterizzato da un aumento di interesse per asset sempre più rischiosi. Questo perché l’ingente disponibilità dei fondi sovrani e dei paesi esportatori di petrolio rendono questi investitori meno avversi al rischio.

Ovviamente queste sono teorie ancora tutte da confermare. Una cosa è certa però, i piccoli risparmiatori saranno sempre più esclusi dai giochi di Borsa, mentre gli hedge fund e il private equity dovranno limitarsi a svolgere il ruolo dei ‘paggetti’ per i grandi investitori orientali.

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