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Steve Rodley condirettore di Global Maritime Investments Ltd., il maggiore hedge fund nel settore dei noli marittimi è convinto che gli operatori stiano scommettono su un incremento “tradizionale” delle forniture e nell’integrazione delle scorte di minerale di ferro in Cina, accompagnato da una ripresa della domanda a Olimpiadi concluse.

L’indice segna un rialzo del 44 percento rispetto allo stesso periodo del 2007, in un raffronto tra la media del quarto trimestre e il prezzo spot del 24 agosto. Lo spread tra l’indice a pronti e i contratti derivati ha toccato il 14 agosto i massimi degli ultimi quattro anni almeno.

“Non ci si può nascondere dall’indice,” dice Rodley. “O il mondo è corretto, ed esiste una domanda latente e tutto si prepara ad un boom, oppure tutte queste navi stanno solo passando il tempo.”

Tutto ragionevole, penso io. Ma quando Rodley dichiara : “Ritengo che il quarto trimestre si mostrerà vigoroso, ma non riesco comunque a giustificare i premi attuali.”, ho come l’impressione di sentire un rumore di cannoni che comincia a farsi cupo in sottofondo.

Visto che si parla di navi, è giusto prendere nota del fatto che con l’arrivo di alcune navi della flotta russa, tra cui l’ammiraglia ossia l’incrociatore portamissili Moskva, gioiello della nuova marina militare di Mosca, e di due unità portamissili, al largo di Sukhumi, capitale della regione georgiana indipendentista dell’ Abkhazia, la tensione tra Mosca e Occidente ha nuovamente fatto un balzo in avanti. E nella stessa zona è atteso l’arrivo della USS Mount Whitney, l’ammiraglia della Sesta flotta, una sofisticata unità navale della marina Usa, considerata la più avanzata nel mondo.

Il gen. Anatoli Nogovitsin, vicecapo dello stato maggiore russo, ha reso noto che al momento attuale nelle acque del Mar Nero sono presenti 10 navi della Nato ma nei prossimi giorni ne arriveranno altre otto per prendere parte a preannunciate esercitazioni militari della durata di tre settimane.

E questo è solo un assaggio di quello che potrebbe succedere in un altro piccolo stretto marittimo se le ritorsioni occidentali dovessero prendere di mira un paese “amico” dei russi, l’Iran.
I vertici militari iraniani hanno minacciato di rispondere ad un eventuale attacco anche con la chiusura dello Stretto di Hormuz, la porta di accesso al Golfo attraverso la quale passa il 40 per cento del traffico di petrolio mondiale.

A questo punto il rialzo dei costi dei noli toccherebbe livelli siderali. A patto di trovare qualcuno disposto a mandare navi da trasporto tra mine e cannoni.

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