Preparatevi ad assorbire nuova liquidità

I primi sei mesi del 2008 si sono dimostrati particolarmente difficili per gli investitori. Ritenete che anche la seconda parte dell’anno possa presentare un quadro caratterizzato da forte volatilità?
Era pensiero prevalente che la forte crisi monetaria scoppiata con rapidità e virulenza inaspettata avesse dispiegato i suoi effetti più violenti nel corso del 2007, ma il 2008 ha mostrato che l’equilibrio permaneva fortemente instabile e che la volatilità continuerà a manifestarsi in modo violento. Non riteniamo che il processo di raggiungimento di nuovi equilibri duraturi possa dirsi in fase conclusiva: ci sono ancora molti punti di unbalance. Non è facile prevedere i loro sbocchi, anche sulla base dell’esperienza recente. Osservando l’andamento dei mercati si vedono ripetuti segnali in una certa direzione e una reattività nulla. Poi improvvisamente tutto il gap giustificato dai segnali via via visti viene recuperato di colpo. 
La prudenza dovrebbe guidare le scelte di portafoglio in questo periodo. Troppe le incognite sui diversi fronti macroeconomici, sull’immobiliare, sull’inflazione e così via. E repentini mutamenti di sentiment confermano ancora di più l’opportunità di questa impostazione.
 
Vedete delle opportunità in questi strumenti nella seconda parte dell’anno?
Nel tempo le situazioni tecniche dovrebbero riassorbirsi e gli strumenti avviarsi verso il recupero della parità. Ciò offrirà agli investitori una buona opportunità di ribilanciare il loro portafoglio mantenendo invariato il rischio sottostante ma aumentando significativamente il rendimento. Abbiamo visto già a partire dal secondo trimestre 2008 una notevole attività dei long only. 
Il punto di attenzione rimane infatti la liquidità, e la sua mancanza come disponibilità o costo della leva, ha grandemente ridotto l’attività di molti levered investors e gli effetti si sono visti, ma ora si stanno affacciando altri operatori.
 
Nello studio condotto da Bankitalia sulla crisi del risparmio gestito sono emerse diverse proposte sui fondi speculativi. Credete che gli hedge fund possano risolvere i “problemi” dei fondi comuni di investimento?
Per i risparmiatori, in un’ottica di diversificazione del portafoglio, sono convinto di sì. E la possibilità non dovrebbe essere confinata ai soli risparmiatori più abbienti. Per quanto riguarda invece i problemi dei fondi il tema è trasversale e consiste nella qualità della gestione fornita ai clienti e della consulenza di vendita. Ma questo è un tema più ampio.
 
Qual è la vostra opinione sull’abbassamento della soglia di ingresso ai single manager e ai fondi di fondi?
Pensiamo che sia dovuta per contribuire a migliorare le opportunità sia per il popolo dei risparmiatori sia per le prospettive dell’industria del risparmio gestito italiana. Per quanto attiene le soglie di ingresso un minimo di 500.000 euro è estremamente penalizzante perché restringe in modo cospicuo il mercato potenziale. Le nuove soglie proposte, se approvate, avrebbero il vantaggio di consentire a un numero di investitori assai più ampio di allocare parte del loro risparmio in asset alternativi. Importante è anche l’idea di mutare il nome da speculativi ad “alternativi”. 
Le performance globali del mercato alternativo rispetto ai fondi ordinari dimostrano come la presunta rischiosità non sia suffragata da evidenze empiriche. Piuttosto è importante sostenere la necessità della diversificazione sotto tutti i punti di vista.
 
E cosa ne pensa di togliere il vincolo dei 200 investitori?
Secondo noi questo vincolo ha perso la ragione di esistere obbligando i gestori a dover seguire più fondi con le medesime strategie con tutte le complicazioni e rischi del caso. Anche questo limite è figlio del nome e del livello soglia: la storia recente ha provato che i risparmiatori corrono più rischi su altri tipi di prodotto. 

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