Perchè American Express diventa una banca

Il colosso delle carte di credito trasformerà la controllata Centurion Bank, sinora istituto attivo unicamente nel campo dei prestiti alle azienda, in una banca commerciale a 360 gradi. Centurion Bank può vantare al momento 23,5 miliardi di dollari di patrimonio.

QUALI MOTIVI HANNO SPINTO IL COLOSSO A FARE IL GRANDE PASSO?

American Express, quarto maggiore emettitore di carte di credito degli Usa e controllato da Standard Chartered, lo scorso trimestre ha generato utili per 800 milioni di dollari ma ciononostante il management del gruppo teme un rallentamento del settore finanziario e in particolare un incremento delle insolvenze.

Lo scorso ottobre la banca (per la prima volta dal 1993) è stata impossibilità a vendere obbligazioni garantite dal debito delle carte di credito dei suoi clienti. A gettare ulteriore benzina sul fuoco il fatto che American Express si rivolge ad una clientela high end, ovvero una fascia di consumatori che dovrebbe risentire meno della contrazione economica, ma che invece sembra avere comunque grossi problemi a rientrare sui propri debiti.

Le voci che circolano a Wall Street dicono i manager di AMEX hanno l’occhio lungo e sanno che entro un paio di trimestri il problema delle carte di plastiche potrebbe diventare enorme, per questo corrono ai ripari. 

I VANTAGGI DELLA BANCA

Come holding bancaria,  American Express può infatti emettere bond garantiti dal governo e fare domanda per ottenere finanziamenti nel quadro del piano da 700 miliardi di dollari varato dal Tesoro. La società, inoltre, potrà più facilmente acquisire una banca e ottenere depositi dai risparmiatori e dalle aziende, finanziandosi anche attraverso questo canale.


CITIGROUP LANCIA L’ALLARME PER PRIMA

Quello delle carte di credito è un settore particolarmente sensibile nei momenti di crisi economica, e anche altri operatori stanno vivendo le difficoltà di American Express.

La scorsa settimana, per esempio, anche Citigroup ha subito un duro colpo nelle carte di plastica. La banca guidata da Vikram Pandit, infatti, nell’ultimo trimestre ha perso una cifra considerevole sulle emissioni obbligazionarie costruite sui debiti delle carte di credito, un mercato da 500 miliardi di dollari.

Sempre nello stesso trimestre, la seconda banca commerciale Usa, ha perso 902 milioni di dollari dall’attività carte di credito contro 1,44 miliardi di dollari di utili dello stesso periodo del 2007. I ricavi della divisione sono calati del 40% a 3,79 miliardi di dollari.

Gli analisti si aspettano un peggioramento di questo business anche nel 2009, anno in cui il tasso di delinquency dovrebbe arrivare a punte storiche. Secondo l’agenzia di rating Standard & Poors il settore delle carte di credito ha subito un brusco rallentamento negli ultimi tre mesi. Il cosiddetto indicatore charge-off è passato dallo 0,4% dello scorso luglio all’attuale livello di 6,5%. I pagamenti, in ritardo di più di 30 giorni,  passano dallo 0,4% al 4,5%.

Secondo gli analisti Kelly Luo e Ildiko Szilank, sempre più clienti stanno avendo grosse difficoltà a rientrare nelle loro spese: la crisi economica e l’aumento della disoccupazione infatti non fanno che esacerbare questo stato di cose. Il Conference Board’s Employment Trends Index è sceso a 108,4 a settembre, il livello più basso degli ultimi 4 anni. Il credito al consumo è calato di 7,9 miliardi di dollari in agosto a 2,58 trilioni, il più ampio calo mai registrato secondo la Federal Reserve.

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