Sfiducia generalizzata!

Ieri è toccato alla Banca Nazionale svizzera che con una mossa a sorpresa ha ridotto ulteriormente i tassi di interesse portandoli all’1%.

Mossa strategica e aggressiva, in linea con la filosofia di una Banca Centrale attenta si  all’inflazione, ma flessibile e preoccupata della crisi congiunturale. In più si ha la sensazione che il famoso livello di 1.5000 di EurChf, violato qualche settimana fa, debba essere mantenuto come soglia di supporto cruciale. Sappiamo da molto tempo che la Banca Nazionale Svizzera non ama un EurChf sotto 1.5000 e questa mossa a nostro avviso va anche nella direzione di ostacolare un rafforzamento eccessivo della moneta. E la Bce ?  Per ora sta a guardare ma forse questa volta Trichet si sentirà obbligato ad andare nella stessa direzione anche se non crediamo ad una riduzione tanto accentuata.

Nel frattempo anche ieri la giornata è stata campale, nel senso che i mercati azionari sono ancora caduti negli States a causa dei timori legati all’industria automobilistica, che chiede disperatamente aiuti governativi, in un contesto in cui Mr Paulson sembra restio a fornirli (e non capiamo perché alle banche si e all’auto no). Un crollo che però aveva il dollaro a salire ancora contro Euro mentre contro Yen il biglietto verde scendeva, generando la solita spirale drammatica sui carry trades.

Questa notte invece l’Asia ha reagito, trascinata dal settore bancario sulle voci di una possibile fusione tra alcuni Istituti in crisi, e ha recuperato parte del terreno perduto nell’ultima settimana. Conseguenza di ciò è stato un recupero dell’Euro e dei carry trades, tanto maltrattati ieri pomeriggio.

Rimaniamo quindi in una condizione psicologica di emergenza, con gli investitori letteralmente terrorizzati, sfiduciati verso qualunque cosa che sia legata alla finanza.

Ma dietro l’angolo vi sono occasioni da cogliere, non bisogna lasciarsele sfuggire, benché il perdurare di questa condizione potrebbe rendere lunghi  i tempi di recupero e di risalita di quegli asset che oggi appaino fortemente appetibili.

Uno di questi appare NzdYen, il carry trades per eccellenza tra le divise majors, che sta testando il doppio minimo storico a 50.00. All’inizio di dicembre la Rbnz, banca centrale neozelandese taglierà il costo del denaro di 100 basis point portandolo al 5%, e questo non fa altro che alimentare la spirale negativa sui carry. Ma, nel momento in cui la stessa banca centrale avrà trovato un suo equilibrio sui tassi, ecco allora che la divisa riprenderà necessariamente a rafforzarsi sulle aspettative di crescita e di ripresa, che non ci sono ancora, ma che ci saranno prima o poi. Il tutto sta nel cercare di capire quando si vedranno i primi segnali di ripresa.

Anche il cross Eurnzd ha toccato ieri 2.40, livello mai raggiunto in precedenza, e considerato interessante livello di resistenza. Per ora non vediamo ritracciamenti significativi ma si tanno creando le condizioni per la presenza futura di divergenze ribassiste significative da un punto di vista tecnico. Occorre ancora attendere.

I primi dollari a dare segnali di indebolimento a nostro parere saranno proprio quelli contro Nzd e Aud, che ancora però soffrono.

Ricordiamoci che il G7 ha messo in guardia i mercati contro una eccessiva forza dello Yen, e quindi confidiamo nelle autorità giapponesi per una stabilizzazione dei mercati valutari.

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