Economia reale e finanziaria, tempi diversi di ripresa!


Sul nostro mercato, i prezzi raggiunti dai carry trades contro Yen e dalla sterlina, vera vittima di tutto questo periodo, hanno toccato dei valori che sembrano realmente interessanti.

Sul fronte dati invece è una Caporetto continua. Nel mese di ottobre gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti sono risultati in calo del 6.2%, dopo essere scesi dello 0.2% nel mese precedente (dato rivisto da +0.8%). Una frenata che e’ la maggiore dall’ottobre 2006. L’indicatore si e’ rivelato nettamente inferiore alle stime del mercato, la domanda si è indebolita in quasi tutti i maggiori settori. Gli analisti si aspettavano infatti una variazione negativa del 2.5%. Ricordiamo che i beni durevoli comprendono prodotti industriali di grandi dimensioni, tra cui frigoriferi, televisori, computer, lavatrici, lavastoviglie.

L’economia reale quindi è in piena crisi, ma nelle ultime sedute i mercati azionari hanno reagito con un certo vigore, con gli indici americani che hanno esteso il rally degli ultimi giorni guidati dai titoli tecnologici, in gran rispolvero dopo essere scivolati a livelli talmente depressi da attirare l’attenzione degli investitori. C’e’ inoltre un certo ottimismo sul fatto che il team economico selezionato dal presidente eletto Obama sarà in grado di ripristinare il trend di crescita.

Il nuovo Presidente infatti ha già presentato i nuovi componenti dello staff economico della Casa Bianca, tra cui Paul Volcker, ex presidente della Federal Reserve (1979-87), che presiederà la commissione dei consulenti per la stabilizzazione dei mercati. Gli altri nomi eccellenti scelti da Obama comprendono Timothy Geithner, nuovo Segretario al Tesoro, carica attualmente ricoperta da Henry Paulson, e l’ex presidente dell’Università’ di Harvard, Lawrence Summers, responsabile economico della Casa Bianca. Uno staff che piace ai mercati che sembrano dare segnali di ripresa, almeno dal lato dei listini, che probabilmente si riprenderanno in anticipo rispetto all’economia reale. La ragione è che la liquidità lentamente ritorna e le Banche Centrali stanno facendo tutto il possibile per tagliare il costo del denaro e aiutare i settori finanziari in crisi, mentre non vale lo stesso per l’economia reale che deve andare avanti da sola.

Sul fronte analisi tecnica, segnaliamo una prima correzione del cambio NzdUsd, che rappresenta l’immagine più chiara di tutta questa crisi, insieme ovviamente ai carry trades contro Yen.

Il Momento è delicato, perché si attende ancora un taglio dei tassi il prossimo 4 dicembre da parte della RBNZ, che dovrebbe portare i tassi al 5.25% dal 6.25% attuale. Il grafico evidenzia una leggera correzione dai minimi, che per ora è da considerare ancora come una classica “bear flag”, ovvero canale rialzista contrario al trend principale che potrebbe poi svilupparsi ed esplodere in una nuova ondata di ribassi.

Per negare tutto ciò il cambio deve rompere dapprima 0.5600 e poi salire sopra 0.6100, troppo presto forse.

Di solito per cambiare questi movimenti impulsivi, occorre qualcosa di strutturale, una decisione macro un’azione forte, e in tal senso l’intervento di riduzione ulteriore della Banca Centrale non potrà che fare bene, spostando magari l’attenzione degli investitori e dei venditori di dollari neozelandesi verso una ripresa economica e non sul delevereging.

Ai nostri lettori suggeriamo prudenza, oggi è il giorno del Ringraziamento e i mercati Usa resteranno chiusi con logici problemi di liquidità, per cui occorre avere estrema attenzione nell’assunzione di posizioni di rischio.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: