Obama e il ritorno della paura

BFC: Cole, gli attacchi di ieri a Mumbai sembrano un chiaro messaggio di avvertimento a Barack Obama.
Cole Kendall: Durante la campagna elettorale è facile criticare l’amministrazione in carica: ma spesso, quando un candidato prende le redini del comando, le decisioni non sembrano più tanto semplici. La politica statunitense verso il Pakistan ne è un esempio lampante.

BFC: Ti riferisci agli sforzi di Bush per sostenere il presidente Musharraf?
Cole Kendall: Il presidente Bush ha impiegato tempo e risorse per sostenere il Presidente del Pakistan Musharraf. Tale sostegno è stato aspramente criticato dall’ex senatore Obama che ha più volte detto: “bisogna tirarci fuori dalla guerra sbagliata [l’Iraq] e combattere i terroristi in Afghanistan e Pakistan.”  La frase implicitamente sottolineava l’errore tattico di Bush di non volere inseguire Osama Bin Laden nell’aeree tribali del Pakistan, dove si sarebbe nascosto così da non creare disturbo alla leadership di Governo.

BFC: Come pensi reagirà Obama a questa impennata di violenza?
Cole Kendall: Dopo che un gruppo di terroristi filo pakistani ha ucciso più di 100 innocenti, Obama dovrà sicuramente prendere una decisione. Se il neo presidente sceglierà di seguire il programma elettorale, utilizzerà la diplomazia e la pressione militare per fare in modo che il Governo Pakistano riesca a scovare i terroristi dietro la strage di Mumbai. Ma il problema è che se il Governo Pakistano si dimostrerà troppo filo-americano, potrebbe perdere il consenso interno e venire destituito. E quasi sicuramente un nuovo Governo non si dimostrerebbe tanto accomodante con Washington. Ricordo che il Pakistan è in possesso della tecnologia nucleare e un rapporto di tensione tra i due paesi non sarebbe piacevole….

BFC:
Qual’è la seconda opzione per Obama?
Cole Kendall: L’unica alternativa all’intervento militare sarebbe quella diplomatica. Intensificare la pressione politica verso il Pakistan. Comunque vadano le cose, Obama si renderà presto conto che il mondo è molto più complicato di quanto lo era durante la campagna elettorale.

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