FT: per le norme sul “bail-in” si avvicina il test decisivo

NORMATIVA BAIL-IN AL TEST ITALANO – Che possibilità ci sono per il sistema bancario italiano di evitare l’applicazione della legislazione europea sul “bail-in” che prevede la possibilità che una banca ottenga aiuti di stato solo dopo che almeno l’8% delle sue passività è stato pagato, nell’ordine, da obbligazionisti junior e ove necessario da obbligazionisti senior e da grandi depositanti?

FT: QUESTIONE DI VOLONTA’ POLITICA – Se lo chiede il Financial Times che cita fonti Ue secondo cui in casi eccezionali la legislazione comunitaria potrebbe essere sospesa, se vi è la volontà politica di farlo. In questo caso una sospensione temporanea delle norme sul “bail-in” consentirebbe all’Italia di mettere in sicurezza il suo sistema bancario, a partire da Mps, nel caso che i piani fin qui approvati si dimostrassero non realizzabili a causa della vacatio politica generata dalle dimissioni (per ora “congelate”) di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale.

RICAPITALIZZAZIONI PREVENTIVE – La normativa sul “bail-in”, del resto, non sembra essere vista di buon occhio da una parte almeno della classe politica europea e da quella italiana in particolare. Una soluzione potrebbe essere ricorrere a “ricapitalizzazioni preventive” attraverso misure di conversione volontaria di bond subordinati in azioni, come appena tentato dal Mps (e come secondo alcune indiscrezioni potrebbero tentare anche Banca Carige e Unicredit, ndr).

INTERVENTO ESM RESTA SULLO SFONDO – Ma se questo non bastasse, essendo anche rivelatosi utopistico sperare in una soluzione privata ai problemi del settore (come col fondo Atlante, ndr), il ricorso ad aiuti di stato o finanche all’intervento dell’European stability mechanism (Esm, il fondo salva stati europeo), previa applicazione delle norme sul “bail-in” che la Germania e l’Olanda continuano a ritenere inviolabili, potrebbe essere l’unica strada percorribile.

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