Amundi: la crisi italiana ha due colpevoli, banche e politica

BANCHE E POLITICA RALLENTANO LA CRESCITA – Perché la ripresa italiana è così lenta? Se lo sono chiesti anche gli analisti di Amundi, notando come a fine 2015 il Pil italiano fosse ancora a livelli di inizio millennio, avendo recuperato “in minima parte” quanto perso nel 2008. Secondo gli esperti sono due i fattori “che spiegano la sottoperformance negli ultimi 3 anni, se non altro perché permettono di distinguere chiaramente la situazione dell’Italia da quella della Spagna”, ovvero “le banche e la classe politica”

BASSI TASSI HANNO AIUTATO POCO – Oltre a questi due freni che“continuano ad esercitare pressione” sulla crescita italiana e si autoalimentano a vicenda, anche i bassi tassi d’interesse hanno generato un effetto favorevole sull’economia italiane minore che su quelle di altri paesi, mentre cause di lungo periodo come “la mancanza di trasparenza, la mancanza di concorrenza, e molteplici resistenze del mercato del lavoro così come del mercato dei beni e dei servizi” hanno portato a “una produttività stagnante rispetto a quella di paesi comparabili” e “meccanismi di determinazione dei salari e dei prezzi carenti, con conseguente perdita di competitività esterna, quando l’adesione all’euro non offre più alcuna possibilità di svalutazione”.

PESA ANCHE LA DEMOGRAFIA – Ultimo ma non meno importante fattore, la potenziale crescita italiana “è molto penalizzata da una debole crescita demografica”, il che ha riflessi anche sulla sostenibilità dell’ingente livello di debito pubblico. Il quadro è solo negativo, dunque? No, secondo gli uomini di Amundi, che notano come il recente miglioramento dell’occupazione indichi come gli effetti positivi del Job Acts non si siano esauriti, mentre gli interventi per ripristinare la competitività siano appena agli inizi.

PER IL 2017 PIL PUO’ SALIRE DELL’1% – Così guardando al 2017-2018, gli analisti ritengono “che la combinazione di un miglioramento del mercato del lavoro e dell’arresto della perdita di competitività dovrebbe proseguire e retroagire positivamente, anche se moderatamente, per l’economia”. Inutile però attendersi “un forte sostegno aggiuntivo” dalla politica fiscale, così la crescita attesa per il 2017 è attorno all’1%, con possibile revisione a seguito del referendum del 4 dicembre, “ma comunque inferiore a quella di altri grandi paesi della zona euro”.

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