NON E’ UN PAESE PER CORRENTISTI
Lo studio, che prende in esame le attività di oltre 5.000 famiglie americane, fotografa l’appetito finanziario degli Stati Uniti, un paese che per tradizione e cultura finanziaria ha sempre posto l’investimento finanziario ai primi posti della propria asset allocation.
Circa 54,5 milioni di famiglie americane scelgono la Borsa e il mercato dei capitali per investire i propri risparmi: questa quota rappresenta circa il 47% delle famiglie americane e mostra un progresso rispetto il 39% rilevato nel 1989.
NEL GRAFICO SOTTO L’ANDAMENTO DELLA PERCENTUALE DI POSSESSO DI AZIONI E OBBLIGAZIONI DA PARTE DELLE FAMIGLIE AMERICANE (FONTE:ICI)
PIANI A CONTRIBUZIONE DEFINITA E INVESTIMENTI: UN BINOMIO VINCENTE
Secondo lo studio, uno dei driver che hanno portato alla rapida crescita dell’investimento finanziario è da ricercarci nei diversi strumenti di risparmio presenti negli Stati Uniti come piani di risparmio pensionistici egregiamente rappresentati dal 401(K) [piani a contribuzione definita offerti da una società ai propri dipendenti per accantonare una parte del reddito a scopi futuri previdenziali. In alcuni casi (spesso ma non obbligatoriamente) il datore aggiunge un suo contributo pari a quello del lavoratore. Ritirare prima del dovuto parte delle somme comporta una penalità fiscale. Il nome deriva dal numero della Sezione del Codice Fiscale che descrive il programma.]
Tra il 1989 e il 2004, per esempio, il numero di partecipanti ai piani di contribuzione definita è salito da 36 a 65 milioni: “Questa ricerca dimostra il ruolo fondamentale del sistema 401(k) nel trasformare gli americani in un popolo di risparmiatori e investitori” commenta Paul Stevens, presidente e Ceo di ICI.
ALTRI TEMI INTERESSANTI DELLO STUDIO (che alleghiamo sotto):
• All’interno di coloro che sono in età lavorativa, il reddito e l’educazione della famiglia giocano un ruolo chiave nel determinare il tipo di investitore/risparmiatore. Per esempio è dimostrato che coloro che dispongono di un reddito annuo di 100.000 dollari evidenziano una ownership rate del 65% se posseggono un titolo di studio di scuola superiore, percentuale che sale al 90% per coloro che possiedono una laurea.
• Ogni nuova generazione di lavoratori ha una maggior predisposizione all’investimento rispetto la precedente.
• La tolleranza al rischio è in diminuzione dal 2001. Ovviamente il mercato orso del 2000-2001 e le recenti turbolenze dei mercati hanno visto scendere la ownership rate dal 57% del 2001 all’attuale 47%.
• Anche l’età influenza le scelte di investimento, con gli investitori più anziani che dichiarano di accontentarsi un minor rendimenti a fronte di minor rischi.
• La maggioranza di coloro che investono in azioni e obbligazioni dichiarano di utilizzare internet per monitorare o gestire le proprie finanze.