Fondi – Islam batte Chiesa Cristiana ai punti

La sfida delle performance 2008 non risparmia nessuno, nemmeno le religioni che oggi si scontrano sul campo degli investimenti con due fondi per praticanti adhoc. L’Amana Trust, fondo rispettoso della shariah, ha generato nel 2008 una performance negativa del 25,8% contro una perdita media dei fondi azionari a stelle e strisce di oltre il 40%.

Non solo, il fondo che per regolamento non può investire in aziende che producono armi, alcolici, lavorano la carne di maiale o generano parte dei loro ricavi dal prestito dietro interesse (cosa che ha evitato di investire nei titoli finanziari, uno dei settori più bersagliati dalle vendite durante l’anno), ha battuto anche il ‘rivale’ fondo Ave Maria Rising Dividend Fund, gestito sotto i crismi della chiesa Romana.
Quest’ultimo, a differenza del fondo ispirato alla shariah,  può anche investire in aziende che producono alcool visto che nella Bibbia non è espressamente vientato bere alcolici: questo però non gli ha evitato di chiudere l’anno con una perdita di oltre 26 punti percentuali.

Il primo di questi fondi è stato lanciato nel 2001. Alla fine del 2006, l’Ave Maria Mutual Fund disponeva di quasi 500 milioni di dollari in asset gestiti. La maggior parte del patrimonio è concentrato nel fondo bandiera, Ave Maria Catholic Values Fund; gli altri fondi della società sono Ave Maria Growth Fund, l’Ave Maria Bond Fund e Ave Maria Opportunity Fund.
I cinque fondi sono gestiti dalla società Schwartz Investment Counsel: il gruppo è stato fondato nel 1980 da George Schwartz.

L’universo dei fondi SRI o di quei fondi scupolosi di seguire nelle loro scelte di investimento i dettami di questo o quella religione, sta manifestando tassi di crescita interessanti. Si calcola che nel 2008 il mercato dei fondi shariah oriented ha raggiunto in Asia un patrimonio di 20 miliardi di dollari in gran parte provenienti da Medio Oriente, Brunei, Kazakhstan e Indonesia.

Il fondo Thrivent Large Cap stock, per esempio, amministra oltre 1,6 miliardi di dollari e si appresta a chiudere l’anno con una perdita di 40 punti percentuali. Il comparto fa parte della società di gestione Thirivent Financial for Lutherans, gruppo no-profit che dispone di un patrimonio in gestione di oltre 65 miliardi di dollari per i membri della chiesa luterana.

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