L’anno del toro cinese

Il calendario tradizionale cinese ha una particolarità: lo scorrere degli anni viene identificato con nomi di animali, ed in particolare con i dodici animali che tradizionalmente sarebbero apparsi alla chiamata di Buddha quando, nel presentimento della propria morte, chiamò a se tutti gli animali della terra.

L’ultimo animale arrivato in tempo utile e da allora ritenuto animale fortunato, fu il maiale (zhu). Il maiale, o meglio il porcellino, ha rappresentato il 2007, ossia l’anno del grande rialzo della borsa cinese.

La ripartenza del ciclo degli animali è ripresa nel 2008 con il topo (shu), furbo e veloce, che arrivò per primo in fronte al Buddha anticipando il toro (niu) e facendosi trasportare sulla groppa evitando così di faticare durante il percorso, per poi saltargli davanti alla vista del maestro.

Ma anche l’anno del topo e delle furbizie è terminato, anzi è quasi terminato visto che il passaggio di segno sarà il 26 gennaio. Anno che borsisticamente parlando per la Cina è stato il peggiore della propria storia. Abbiamo ora davanti l’anno del toro, o meglio del bue (o del bufalo).

Lo scenario al momento è pessimo, con la produzione manifatturiera in Cina che è scesa per il quinto mese consecutivo in dicembre e con la Banca mondiale che ha previsto che il commercio internazionale si ridurrà nel 2009 per la prima volta da oltre 25 anni.

Dato che le esportazioni rappresentano il 32 percento circa del prodotto interno lordo dell’Asia e con Giappone, Hong Kong, Singapore e Nuova Zelanda che sono già in recessione, la Cina potrebbe cavalcare il toro grazie ad un piano di investimenti da 586 miliardi di dollari già stanziati per sviluppare la domanda interna e all’abbattimento delle tasse doganali.

Questo grande paese, lasciato alle spalle l’appuntamento olimpico e la paura di una inflazione galoppante che ha costretto il Governo ad intervenire frenando bruscamente la crescita economica, si presenta all’ appuntamento del toro con riserve che sfiorano i 2mila miliardi di dollari, con i depositi bancari che rappresentano il 150% del Pil, ossia circa 5mila miliardi di dollari, con i profitti delle imprese statali che sono arrivati al 23% del Pil, con i debiti in sofferenza delle banche che si sono ridotti del 75% rispetto a un decennio fa nel pieno della crisi finanziaria asiatica.

Se gli Stati Uniti con l’entrata in carica della nuova Amministrazione Obama faranno le mosse giuste per non esacerbare il rapporto con la Cina, evitando quindi di attivare una serie di lotte doganali che invece caratterizzarono la recessione del 1990-1991, la Cina continuerà a finanziare il debito pubblico americano e la borsa cinese assieme a quella di Hong Kong potranno tornare a festeggiare.

Anche il rinnovato rapporto di collaborazione tra Cina e Russia, i cui rapporti con i paesi europei non sono certo idilliaci in questi giorni, potrebbe riservare sorprese. Zhang Guobao il responsabile dell’Agenzia nazionale per l’energia cinese scrive sul “Quotidiano del popolo” che la Cina, secondo maggiore consumatore di energia a livello mondiale, approfitterà del ribasso dei prezzi per aumentare le importazioni di petrolio e gas naturale rafforzando le riserve e che le aziende saranno incoraggiate ad utilizzare la capacità di stoccaggio petrolifero inutilizzata, mentre saranno costituite riserve statali e commerciali di altre “risorse strategiche”.

Se i cinesi accumulano energia, lo fanno perché intendono utilizzarla. E alla fine il nostro toro borsistico e il toro astrologico cinese, che hanno significati molto diversi nei loro rispettivi contesti, potrebbero convergere.

Speriamo solo, noi europei, di non rimanere al freddo e con le corna in mano.

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