I payrolls all’esame del mercato!

Viviamo ore interlocutorie sul mercato valutario, in una sorta di limbo, di periodo di attesa, come se qualcosa prima o poi dovrà succedere, sia a livello macro, sia soprattutto a livello di price action sul nostro mercato. Le notizie però non mancano, nel senso che la Banca di Inghilterra ha tagliato i tassi al livello più basso da quando l’Istituto è nato, ovvero dal 1694, portandoli all’1.5%. La recessione ha costretto l’Istituto ad agire drasticamente e ulteriori tagli sono attesi con obiettivi all’1%, anche se qualcuno non esclude tassi a zero ! L’inflazione scenderà al di sotto del 2% e questo agevolerà la Boe nella riduzione, soprattutto se la sterlina avrà terminato la fase di crollo dovuta al panico.
Negli Stati Uniti si attende oggi il dato sui payrolls che dovrebbe risultare estremamente negativo a meno 525 mila unità, in linea con quanto uscito nella rilevazione del mese precedente, Novembre, in cui i disoccupati del settore non agricolo avevano toccato il numero di 533 mila unità.
Il dollaro rimane però sufficientemente sostenuto e la ragione è da ricercare nel fatto che sia i dati giapponesi, sia quelli europei continuano a peggiorare, alimentando possibili riduzioni di tassi di interesse. In Giappone ci si aspetta di nuovo tassi a zero mentre in Europa si attendono riduzioni fino almeno all’1.5%.
A questo punto ci si dovrà chiedere che senso avrà pensare ancora a fare operazioni legate ai tassi di interesse quando questi tassi rimarranno vicini allo zero per lungo tempo ?
Le uniche valute che hanno mantenuto i tassi sufficientemente alti da rendere appetibile gli investimenti alla fine sono sempre le solite, se si escludono ovviamente le valute emergenti, il dollaro australiano e quello neozelandese. Sappiamo bene che i carry trades hanno drasticamente perso di appetibilità negli ultimi due anni, ma certamente tra qualche tempo, quando gli investitori non saranno esclusivamente alla ricerca di beni rifugio, ma cercheranno nuovamente rendimenti, i primi a partire al rialzo saranno proprio le valute ad alto tasso.


 Nel medio termine, l’eccessiva sottovalutazione di questi rapporti di cambio, rende il tutto ancora più interessante, in quanto, se è vero che nel breve si deve fare estrema attenzione a investimenti di questo tipo perché i minimi potrebbero essere tranquillamente rivista, dall’altro lato le possibilità di rimbalzi aumentano altrettanto proporzionalmente con il passare del tempo.
Basti pensare che il solo 50% di ritracciamento del movimento visto nell’ultimo anno e mezzo rappresenta un incremento di circa il 30% dai livelli attuali. Questo però non vuol dire che oggi si debba prendere una posizione, magari attraverso l’utilizzo di una leva finanziaria scriteriata, a favore del dollaro neozelandese.
Però si avvicinano i momenti per impostare qualche operazione a leva bassa a favore di carry trades, da cui però oggi tutti fuggono come ai tempi della peste bubbonica.
Tra i cross dello Yen, quello che secondo noi invece potrebbe essere ancora a rischio di discesa, potrebbe essere l’EurJpy perché le condizioni dell’economia Europa sono in deciso peggioramento e le aspettative sui tassi sono a favore di una riduzione della forbice. Anche il quadro tecnico sembrerebbe sbilanciarsi a favore di uno Yen più forte. 

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