Tassi al 2% in Europa !

Come ampiamente atteso dai mercati e dagli analisti di mezzo mondo, la Bce ha ridotto il costo del denaro di 50 punti base portandolo al livello del 2% minimo storico che si era già visto però nel 2003, precisamente nel mese di Giugno. Da allora una serie consecutiva di rialzi, qualche volta non del tutto giustificati, aveva portato i tassi fino al 4,50%, l’ultima volta nel luglio 2008, meno di 6 mesi orsono.
Qualcuno, dopo la pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo (1,6% ben inferiori al target fissato dalle autorità monetarie di Bruxelles), nella mattinata, si era anche illuso che Trichet potesse andarci con la mano pesante, tagliando anche di una percentuale maggiore, ma la speranza è durata poco.
Gli effetti sul mercato sono stati nulli se andiamo ad osservare la reale variazione rispetto al giorno precedente, ma se andassimo a guardare la price action dobbiamo dire che si è visto di tutto e di più, con l’Eurusd che ha oscillato velocemente all’interno del range 1.3020 – 1.3240 nell’arco di un paio d’ore.

Trichet, nella conferenza stampa, ha lasciato aperta la porta ad ulteriori tagli anche se non nell’immediato, sostenendo che la prossima riunione non è da ritenersi significativa come quella che invece si terrà nel mese successivo a Marzo, come a dire “non abbasseremo a Febbraio ma a Marzo si”. La congiuntura economica in Eurolandia peggiora sensibilmente e alcuni paesi sono a rischio debito come Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo. Ma guai a dire a Trichet che siamo messi male, fino a che la Germania starà a galla, nessuno si azzarderà a protestare per tassi ancora troppo alti. A Wall Street intanto si è assistito ad un’altra seduta caratterizzata da alta volatilità e i listini dopo aver toccato i minimi, hanno reagito nelle ultime ore di scambi chiudendo in territorio positivo. La correlazione borse dollaro è inversamente proporzionale, a borse che scendono corrisponde un dollaro in salita (come bene rifugio), mentre a mercati azionari in ripresa corrisponde un dollaro in discesa. Gli operatori e gli economisti sperano che il piano di stimolo fiscale annunciato da Obama sia sufficiente a rilanciare l’economia a stelle e strisce anche se restano evidenti preoccupazione per il mercato del lavoro che perde 500 mila posti al mese.

Si attende quindi con trepidazione la votazione del Congresso a favore della seconda tranche di fondi (350 miliardi di dollari) previsti dal programma Tarp, ma per ora il mercato resta cautamente ottimista.
Per quel che riguarda le altre valute dobbiamo ricordare come lo Yen rimanga sostenuto nonostante gli interventi verbali da parte dei rappresentanti di politica monetaria Giapponese, preoccupati per l’andamento dell’economia ma soprattutto del settore delle esportazioni. La Toyota infatti, secondo fonti non confermate, avrebbe dichiarato che un tasso di cambio dello Yen ai livelli attuali costringerebbe il colosso automobilistico a spostare gran parte della produzione all’estero per far fronte al calo delle esportazioni stesse.
Il quadro tecnico vede ancora trend ribassista, almeno fino a che i prezzi non valicheranno due resistenze importanti date dalla media mobile a 100 periodi ma soprattutto date dalla linea orizzontale che collega i minimi e i massimi significativi visti dal 5 dicembre al 9 gennaio passanti a 91.55.
Questo punto è cruciale per vedere e osservare una cambiamento di trend e per segnalare il minimo visto fino ad ora come livello difficile da oltrepassare.
Passando ad un rapido sguardo al breve periodo, vediamo che il cable ha beneficiato di una salita breve ma intensa tra ieri e stamani, e si è portato oltre 1,4810 (38,2% del movimento da 1,5350 a 1,4469). Nel momento in cui dovessero tenere i primi due livelli di resistenza, posti rispettivamente a 1.4910 e 1.5015, si renderebbe molto probabile uno storno verso 1,4680.
Dopo la decisione della BCE di ieri, l’Euro ha ripreso terreno contro il Usd. Discorso invece opposto contro la Sterlina. L’EurGbp sembra deciso a raggiungere il doppio minimo a 0,8837 (toccato inizialmente il 10 gennaio) e per avere una inversione di questa tendenza dovrebbe iniziare a tradare seriamente a rialzo verso 0,9000. Per quanto riguarda l’EurChf, stiamo vedendo gli effetti sortiti dall’annuncio di Thomas Jordan avvenuto ieri sera. L’Euro riprende contro il Franco e sembra diretto verso un retest di 1,4840 (il 38,20% del movimento da 1,5152 a 1,4652). Prima, tuttavia, dovrà superare 1,4828 (seconda resistenza dei pivot point odierni). Attenzione invece a discese sotto 1,4800 che potrebbero alludere a storni più decisi verso 1,4875 e più sotto 1,4750.
Diamo un occhio anche ad una commodity currency, il UsdCad. A livello daily, il falliemento del retest di 1,30 preclude ad una inversione di trend ribassista. Il 15 gennaio infatti il massimo è stato di 1,2672.  A livello intraday vediamo il Loonie rafforzarsi e spingere a ribasso il UsdCad, che sembra voler rompere il supporto a 1,2422 e spingersi verso 1,2400 e possibilmente a 1,2330.  Attenzione invece ad una rottura sostenibile di  1,2460 che apre le porte a 1,2535.

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